LA SCALATA DELL’OLIMPO A MANI NUDE

Salvo smentite dell’ultima ora, la vicenda di Giuseppe Conte si avvia al suo prevedibile epilogo. Prevedibile non perché, nel momento in cui si conclude, chiunque può impancarsi a profeta del passato, ma perché ci sarebbe da essere sorpresi se si concludesse diversamente.
Rudyard Kipling ha scritto un romanzo da cui è stato anche tratto un film, “L’uomo che volle farsi re”. È la storia di due balordi inglesi che vorrebbero divenire i sovrani di uno sperduto staterello dell’Himalaya e che, per una fortunata serie di circostanze, vengono dapprima ritenuti immortali e invincibili in guerra. Poi la serie di circostanze positive si interrompe. La fine è tragica. Era prevedibile? Certo che sì, perché nessuno è immortale, invulnerabile, invincibile in guerra. I personaggi di questo genere sono invenzioni poetiche: perfino nel mito né Ettore né Achille muoiono di morte naturale.
E così si torna a Conte. Il Movimento 5 Stelle, per una fortunata serie di circostanze, deve mandare qualcuno (che non sia Luigi Di Maio) a fungere da Presidente del Consiglio e costui, diversamente dalla media dei parlamentari del Movimento, deve essere alfabetizzato. Per una serie di circostanze fortunate, il biglietto vincente della lotteria appartiene a un qualunque avvocato che da un giorno all’altro, come il personaggio di Kipling, si trova proiettato da sottufficiale in pensione al grado di Comandante in Capo.
Napoleone diceva che ogni soldato francese porta nel suo zaino il bastone di maresciallo, intendendo che a nessuno era preclusa la scalata dei più alti picchi. Ma bisogna pur chiedersi se, pure ottenuto quel bastone, poi si è in grado di amministrarlo. Di meritare in concreto la carica. Ed infatti è fra la fine del 2020 e gli inizi del 2021 che la serie fortunata si interrompe e la carrozza di Cenerentola ridiviene zucca. E con questo siamo al presente.
Conte non è più Presidente del Consiglio, non è più una presenza ossessiva sugli schermi televisivi, forse si sente ancora Generale di Corpo d’Armata ma non sa più se, voltandosi, vedrà un esercito, dietro di sé, o si scoprirà solo. Cerca di far valere i suoi diritti di sovrano ma viene subito rimbeccato e rimesso al suo posto (“Conte ha bisogno di me, non io di lui”, dice Beppe Grillo). La catastrofe.
Quando è caduto il governo, in Piazza Montecitorio, col suo deschetto davanti, Conte ha rassicurato il popolo dei suoi sostenitori: “Io ci sono e ci sarò”. Sembra un semplice modo di dichiararsi a disposizione, ma per altro verso è la rivendicazione di un ruolo. “Io sono stato il Capo, fatemi un fischio e sarò di nuovo il vostro Capo”. Purtroppo, nessuno ha fischiato. Né poteva farlo, perché di Capo ce n’era già uno, di nome anche lui Giuseppe, ma Grillo di cognome.
Così, quando Conte ha preteso di avere ancora un ruolo centrale, si è messa in moto la vendetta della realtà. Può darsi che il giovane Napoleone il comando della Campagna d’Italia l’abbia ottenuto per via di raccomandazione e può darsi che, senza quella raccomandazione, non l’avrebbe ottenuto. Ma era Napoleone. Il suo genio militare aspettava una seconda occasione, dopo quella di Tolone. Conte invece non era un genio della politica e forse non è neanche un genio della diplomazia. Avrebbe dovuto sapere che, come ha scritto Clausewitz, la politica sta alla guerra come i titoli di credito stanno al contante. Quando si calano le carte, è solo la nuda forza che vale.
Qualcuno, oggi 29 giugno, potrebbe anche dire che sto parlando troppo: Grillo non ha ancora risposto. Ed è vero. Per questo l’articolo comincia con le parole: “Salvo smentite dell’ultima ora”. Ma devo dire che l’insolita risolutezza di Conte da prima mi ha stupito, visto la natura conciliatoria, bizantina e dilatoria dell’uomo, poi mi sono detto: “Se parla così, probabilmente è perché sa di non avere più nulla da perdere”. Lo stesso silenzio di Grillo – sempre salvo smentite – potrebbe significare: “Parla, parla, poi vediamo che concludi”.
Conte ha le parole, e nient’altro; a meno che il Movimento non si spacchi e si scelga lui come leader. Lui, quello che vuole “un largo consenso”, si accontenterebbe anche di meno della metà. Quell’uomo è fatto cosi.
Grillo invece fino ad oggi ha dimostrato di avere il potere, e la vicenda dovrebbe avere una conclusione obbligata. Male ha fatto l’avvocato a tirare la corda. Prima di reclamare l’eredità bisogna accertarsi accuratamente che il de cuius sia morto.
Gianni Pardo
26 giugno 2021

LA SCALATA DELL’OLIMPO A MANI NUDEultima modifica: 2021-06-29T11:22:18+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “LA SCALATA DELL’OLIMPO A MANI NUDE

  1. È andata come doveva andare e Grillo ha risposto come era naturale che rispondesse. Stalin, a chi parlava dell’opinione del Papa, chiedeva quante divisioni avesse. Nello stesso modo Grillo liquida Conte con un’alzata di spalle.
    Per cercare di prevedere tutto, ci si può anche chiedere che cosa potrà fare Conte, a questo punto. A mio parere, soprattutto danni. Se riesce a spaccare il M5S.
    Ci si mettono in due, per uccidere un uomo morto.

I commenti sono chiusi.