IL PESSIMISTA CONSOLATO

C’è una domanda che di primo acchito sembra sensata: “Che differenza c’è, tra un falso profeta e un vero profeta?” Soprattutto chi scrive la parola Profeta con la “P” maiuscola, come gli islamici, saprebbe benissimo darvi una risposta. Se invece fossi chiamato a rispondere io, sorriderei: “Che differenza volete che ci sia? Né l’uno né l’altro conoscono il futuro”.
Il racconto delle profezie riuscite riguarda sempre il passato, esattamente come le previsioni economiche sono sempre basate sulle esperienze e le statistiche registrate, che nessuno assicura si ripeteranno identiche, o almeno simili, in futuro. Come scriveva Sergio Ricossa, se gli economisti conoscessero il futuro, invece di insegnare all’Università giocherebbero in Borsa. E si arricchirebbero. Il principio è talmente costante che lo si può applicare ad un’altra dicotomia. “Chi fa ragione, l’ottimista o il pessimista?”
Anche qui, esaminando il problema da vicino, ci si accorge che l’atteggiamento di quei due personaggi, come nel caso dei profeti, riguarda il futuro. Se qualcuno ha “un brutto nevo”, e poi l’analisi istologica prova che non è un cancro, non è necessario essere né ottimisti né pessimisti, per essere contenti. E se invece l’analisi dice che si tratta proprio di un cancro, non c’è ottimismo che tenga, c’è da preoccuparsi.
L’ottimista e il pessimista si differenziano invece nel momento in cui, non conoscendo ancora l’esito dell’esame istologico, l’uno pensa che il risultato sarà positivo, e l’altro pensa che il risultato sarà negativo. Ma, attenzione, nessuno dei due ha una seria ragione per avere l’uno o l’altro atteggiamento. Sono esattamente nella posizione dei profeti, e anche in questo senso sono tutti “falsi”. Né vale inserire l’elemento probabilistico, come se il dermatologo avesse detto: “Questo nevo, secondo i testi, è maligno nel 41% dei casi” perché, anche se le probabilità sono (di poco) a favore della soluzione migliore, nulla prova che non si farà parte di quel dannato 41%.
La conclusione è che la demarcazione non dovrebbe essere stabilita fra l’ottimista e il pessimista, ma fra le informazioni di cui dispongono. Immaginiamo che a due uomini venga riferito che una famosa fattucchiera gli ha fatto una tremenda “fattura”, sicché devono aspettarsi grandi guai. Se uno dei due si preoccupa molto, e il secondo si mette a ridere, non è questione di ottimismo o di pessimismo, è questione di credere o non credere alle fattucchiere e alle fatture. Un volta una donna, a me che andavo via, ha gridato: “Possa lei rompersi l’osso del collo, mentre scende queste scale”. Al che io risposi sorridendo: “Signora, ci sono meno probabilità del solito, ora che lei mi ha raccomandato di fare attenzione”.
Ecco perché un po’ mi dispero, quando vengo accusato di essere pessimista, per esempio riguardo alle possibili vicende politiche ed economiche dell’Italia. Perché io vorrei che giudicassero non me, che posso anche sbagliare, quanto i fatti che adduco. Se sono falsi che mi dimostrino perché sono falsi ; e se sono veri, dovrebbero dimostrare perché sono false le conclusioni che ne traggo. Prendersela con me corrisponde, secondo la famosa citazione, a guardare il dito invece di guardare la Luna.
Ma sono ottimista, sono sicuro che dopo questo articolo il fatto non si ripeterà più.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
26 giugno 2021

IL PESSIMISTA CONSOLATOultima modifica: 2021-06-28T11:26:50+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL PESSIMISTA CONSOLATO

  1. Il pessimista vede il buoio nel tunnel.
    Il pessimista vede la luce alla fine del tunnel.
    Il realista vede il treno che arriva.
    Il capotreno vede tre cretini seduti sui binari.

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