GLI STATI UNITI E L’EUROPA, OGGI

Un articolo(1) di George Friedman che mostra a che punto gli europei non siano coscienti della situazione in cui vivono. G.P.
Il viaggio del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Europa fino ad ora ha avuto come suo centro un argomento sul quale pressoché l’intero mondo è d’accordo: Biden non è Donald Trump. Negli Stati Uniti, quelli che hanno votato per Trump – più o meno la metà di tutti quelli che hanno votato – porta il lutto di questo fatto. Gli altri lo festeggiano.
Gli europei presenti al G-7 sono sembrati essere d’accordo che questa sia una cosa meravigliosa. Ma la maggioranza dei Paesi europei non fa parte del G-7, ovviamente, ed alcuni, come la Polonia, temono Biden. Per molti Paesi europei, il problema Trump-Biden non è un problema.
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che realmente Trump era una persona di gran lunga più interessante di quanto mai Biden potrebbe essere, ma reputava lo stesso che con Biden, benché noioso, potesse ugualmente andare benissimo.
Piaccia o no, il viaggio riguarda il punto fino al quale Biden cambierà la politica americana in Europa e in Russia; cosa che corrisponde a dire che il viaggio riguarda la politica di Donald Trump. Il modo come la cosa è stata spesso vista è che gli Stati Uniti sono tornati a fianco dell’Europa, proprio come è stato a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma il problema, usando questa definizione, è che è difficile definire che cosa significa.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica emerse come una minaccia per l’Europa che era stata decimata dalla guerra. Era urgente per gli Stati Uniti aiutare a ricostruire l’Europa in modo che potesse mettere in campo forze militari per resistere ai sovietici e stabilizzare Paesi come la Francia e l’Italia che avevano due potenti partiti comunisti.
Il coinvolgimento americano ebbe molto meno da fare con la sentimentalità che con la realtà geopolitica che forzava l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti a unirsi in un sistema di alleanza di vasto ambito.
Per quanto si sia parlato di pie virtù, era troppo presto per parlare di valori condivisi con la Germania e l’Italia o parlarne, più tardi, quando gli Stati Uniti hanno avuto bisogno di basi per sottomarini in Spagna, e Washington si è costretta ad essere gentile con Francisco Franco. La relazione euro-americana fu costruita sulla necessità, non su valori condivisi.
Tutto questo è cambiato nel 1991. L’Unione Sovietica crollò e con essa lo scopo della Nato. La sua missione era quella di bloccare o scoraggiare un attacco sovietico all’Europa Occidentale. L’Europa e gli Stati Uniti crearono forze militari adatte a compiere questa missione, ed ogni membro si è visto assegnare un’area di responsabilità.
Ma oggi non c’è più l’Unione Sovietica: un fatto che i Paesi europei hanno scoperto quasi di recente, riducendo moltissimo per questo le loro forze militari. Un’alleanza militare non può realmente esistere senza una seria forza militare. Così, se mai i russi avanzassero verso ovest, la Germania, per esempio, sarebbe brutalmente costretta a mettere in campo una forza significativa. Gli Stati Uniti sarebbero intrappolati; sarebbero costretti da un trattato ad impegnarsi e dovrebbero portarne il peso. Quando Trump ha suggerito di ritirare 10.000 militari dall’Europa, gli europei hanno visto la cosa come se gli Stati Uniti stessero venendo meno al loro impegno. Ma Trump chiedeva soltanto sforzi uguali da parte degli altri membri dell’alleanza.
I primi Anni Novanta, ovviamente, hanno anche introdotto un altro notevole cambiamento nel sistema globale: il trattato di Maastricht. Questo è importante per la questione della Nato perché una delle forze che hanno determinato la creazione della Nato fu il fatto che l’Europa mancava della possibilità economica di mettere in campo un’efficiente forza militare.
Ma non c’è ragione per cui l’Europa, una volta ripresasi, non debba difendere sé stessa. Non fu irragionevole che l’Europa volesse che gli Stati Uniti sopportassero una maggiore responsabilità per la sicurezza comune negli anni del dopoguerra, e non fu irrazionale che gli Stati Uniti lo facessero; questo creò la possibilità di evitare la guerra, mantenendo la decisione lontano dalle mani degli europei che, francamente, si erano dimostrati degli irresponsabili nel 1914 e nel 1939. Ma il punto ora è che il prodotto interno lordo dell’Unione Europea e dell’area di libero commercio del Nord America sono più o meno uguali. A questo punto, è difficile vedere quale sia lo scopo della Nato, o che valore essa abbia per gli Stati Uniti.
La massima attenzione di Washington oggi è per la Cina e la Nato in questo non ha quasi nessun ruolo. Non è irragionevole che gli americani richiedano una partecipazione militare e diplomatica in questa competizione, e ci sono ben poche ragioni per mantenere forze militari significative in Europa.
La creazione dell’Unione Europea ha anche segnalato qualcosa che era ovvio già da molto tempo: l’Europa non dipende più, economicamente, dagli Stati Uniti. Quanto meno, essa ha dato inizio ad un’era in cui l’Europa segue politiche economiche che minacciano gli interessi americani.
L’idea che gli Stati Uniti e l’Ue potessero competere, mentre gli Stati Uniti rimanevano responsabili per la sicurezza europea, era ed è bizzarra. Era un grande affare per l’Europa ma qualcosa di molto difficile da ingoiare per gli Stati Uniti.
È dunque difficile capire che cosa significa per gli Stati Uniti ricongiungersi con i suoi partner europei. Le circostanze che crearono l’alleanza sono venute meno da tempo. E, dato che gli europei non sono particolarmente sentimentali, quando si tratta dell’America, essi hanno in questa relazione un interesse che diverge da quello degli americani.
Essi vogliono le garanzie militari americane e, in qualche misura, la cooperazione economica americana, mentre gli Stati Uniti vogliono che l’Europa si assuma maggiori responsabilità riguardo alla sua propria difesa.
Per di più, gli Stati Uniti e l’Europa sono divisi riguardo ad argomenti fondamentali, come lo sono fra loro alcuni membri dell’Ue. Prendete l’oledotto Nord Stream 2, per esempio, che porta il gas naturale russo in Europa. La Polonia ne è atterrita, la Germania ne è avida, il Portogallo è indifferente.
L’Unione Europea si è indebolita sotto la pressione della crisi finanziaria del 2008 e la pandemia del Covid-19. La Gran Bretagna se n’è andata, e l’Ue minaccia di buttare fuori la Polonia e l’Ungheria, mentre l’Ue si sforza di trovare il modo di provvedere con una banca centrale alle necessità di mille Paesi.
Ci sono argomenti geopolitici sui quali l’Europa deve o impegnarsi seriamente o negare il proprio coinvolgimento. Uno è la Russia, che in realtà è molto più debole di quanto fa credere di essere. Ma, anche così, il potere militare di un Paese è relativo a quello dei suoi oppositori.
Attualmente, l’Europa non è in grado di difendersi contro un rischio – certo lontano ma non a livello zero – che la Russia si muova di più verso ovest. Questo è particolarmente importante ora che gli Stati Uniti sono impegnati in un confronto con la Cina. Gli europei devono o coordinarsi e condividere i rischi col loro alleato o rendere chiaro che non lo faranno.
L’Europa ha la possibilità di stringere di nuovo un’alleanza transatlantica con capacità militari basate sul potere economico di oggi, non quello di quarant’anni fa. Un’alleanza basata su rischi condivisi, e si può star sicuri che ci sono dei rischi, anche se sono meno “esistenziali” di quelli della Guerra Fredda. Se l’Europa sceglie di non agire, potrebbero farlo singoli Paesi.
L’Ue è soltanto un trattato economico, non uno Stato-nazione, e non è responsabile per le linee di politica della difesa. Ma la politica economica definisce le capacità di difesa, e la struttura irrazionale dell’Ue, che separa il potere economico dal potere militare, se mai ha avuto un senso prima del 1991, certo non l’ha più.
Gli Stati Uniti possono fare una di queste due cose, se l’Europa non cambia strada.
1 La prima è ritirarsi dall’Europa, lasciando la difesa del Continente al Continente stesso, nel momento in cui essi volgono la loro attenzione alla Cina.
2 La seconda è ignorare l’Unione Europea e negoziare con i singoli Stati europei sia su materie economiche sia su materie relative alla difesa, lasciando da parte l’Ue e non occupandosi più di essa. Per gli Stati Uniti, ambedue le politiche pongono dei problemi. Essi sembrano riluttanti ad intraprendere azioni di grande momento contro la Cina, e preferiscono azioni più modeste e meno rischiose.
Lavorare con singoli Paesi potrebbe non funzionare e potrebbe implicare gli Stati Uniti in politiche infra-europee. La chiarezza della missione della Nato nella Guerra Fredda non esiste più. Su un argomento che è centrale per gli Stati Uniti, ritornare all’Europa fornisce dividendi minimi.
George Friedman
(traduzione di G.Pardo)

(1)US President Joe Biden’s trip to Europe has thus far pivoted around the single issue on which almost the entire world agrees: Biden is not Donald Trump. In the United States, those who voted for Trump – nearly half of all of those who voted – mourn this fact. The others cheer it.
The Europeans present at the G-7 meeting seemed to agree that this was a wonderful thing. But most European countries are not part of the G-7, of course, and some, like Poland, dread Biden. For many European countries, the Trump-Biden issue is a non-issue. On the whole, a meaningful alliance would benefit the United States, but the question is whether the Europeans want a meaningful alliance. Going to a meeting and not insulting the hosts does not constitute a return to Europe. The Russian President Vladimir Putin said he really thought Trump was way more interesting than Biden could ever be, but he figured Biden would be alright, if boring.
Like it or not, the trip is about the extent to which Biden will change US policy in Europe and Russia, which means the trip is about Donald Trump. The way it was put many times is that the US is back on the side of Europe, just as it had been since World War II. The problem with using this as a definition is that it is hard to define what it means.
After World War II, the Soviet Union emerged as a threat to a Europe that was decimated by war. It was urgent for the United States to help rebuild Europe so that it could field military forces to resist the Soviets and stabilize countries like France and Italy that had powerful communist parties.
US involvement had much less to do with sentimentality than a geopolitical reality that forced Western Europe and the United States into a wide-ranging alliance system.
For all the talk of pious virtue, it was too soon to speak of shared values with Germany and Italy, and later, when the US needed submarine bases in Spain, Washington forced itself to be polite to Francisco Franco. The US-European relationship was built on necessity, not shared values.
This changed in 1991. The Soviet Union collapsed, and with it the purpose of NATO. Its mission was to block or deter a Soviet attack in Western Europe. Europe and the United States created military forces suitable to the mission, and every member had a designated area of responsibility.
But today, there is no Soviet Union, a fact that European countries only relatively recently discovered, dramatically decreasing their military forces accordingly. A military alliance cannot really exist without a military. So if the Russians ever advance westward, Germany, for example, would be hard-pressed to field a significant force.
The US would be trapped by treaty to engage and would have to carry the load. When Trump suggested withdrawing 10,000 troops from Europe, the Europeans saw it as the US abandoning its commitment. Trump demanded equal efforts from other members.
The early 1990s, of course, also introduced another massive shift in the global system: the Maastricht treaty. This is important to the NATO question because one of the driving forces in creating NATO was that Europe lacked the economic ability to field an effective military force.
There was no reason Europe, once recovered, could not defend itself. It was not unreasonable for Europe to want the US to shoulder more security responsibility in the post-war years, nor was it irrational for the US to do so; it gave it the ability to avoid war, keeping the decision out of the hands of Europeans who had been frankly irresponsible in 1914 and 1939.
But the point now is that the gross domestic products of the European Union and of the North American free-trade zone are roughly equal. At this point, it is hard to see what the purpose of NATO is, or what value it has to the United States.
Washington’s primary focus is on China, and NATO is playing almost no part in it. It is not unreasonable for the US to require European military and diplomatic participation in this competition, and there is little reason to keep significant forces in Europe.
The creation of the EU also signalled what had long been obvious: that Europe was no longer dependent on the US economically. If anything, it sparked an era in which Europe pursued economic policies that challenged US interests.
The idea that the US and EU might compete, while the US remained responsible for Europe’s security, is and was bizarre. It was a great deal for Europe but hard for the US to stomach.
It is difficult, then, to understand what it means for the US to rejoin its European partners. The circumstances that created that partnership are gone. And given that Europeans are not particularly sentimental about the US, they have an interest in this relationship that diverges from the American.
They want US military guarantees and, to some extent, American economic cooperation, while the US wants Europe to take more responsibility for its own defence.
The US and Europe are, moreover, divided on fundamental issues, as are individual EU members. Take the Nord Stream 2 pipeline, for example, which carries Russian natural gas to Europe. Poland is horrified, Germany eager, Portugal indifferent.
The European Union is weakening under the pressure of the 2008 financial crisis and the COVID-19 pandemic. Britain has left, and the EU is threatening to throw out Poland and Hungary, while the EU tries to figure out how to care for the needs of myriad countries with one central bank.
There are geopolitical issues on which Europe must either make a commitment or deny involvement. One is Russia, which in truth is much weaker than it makes itself out to be. Even so, a country’s military power is relative to its opponents’.
Right now, Europe cannot defend itself against the distant but not zero chance of Russia moving much farther west. This is especially relevant now that the United States is engaged in a confrontation with China. The Europeans must either coordinate and share risks with their ally or make it clear that they won’t.
Europe has the option of rejoining the trans-Atlantic alliance with military capabilities based on its economic power of today, not of 40 years ago. An alliance is based on shared risk, and to be sure there are risks, even if they are less existential than those of the Cold War. If Europe chooses not to act, then individual countries may.
The EU is merely an economic treaty, not a nation-state, and not responsible for defence policy. But economic policy defines defence capabilities, and if the irrational structure of the EU that separates economic power from military power ever made sense before 1991, it certainly no longer does.
The US has two choices if Europe does not change its direction.
1. The first is to withdraw from Europe, leaving defence of the Continent to the Continent as it turns its attention to China.
2. The second is to ignore the European Union and deal with individual European states on both defence and economic matters, effectively bypassing the EU. For the US, both strategies pose problems. The EU seems reluctant to enter into far-reaching actions against China, preferring more modest and less risky ones.
Working with individual countries might not work and could entangle the US in intra-European politics. The clarity of NATO’s mission in the Cold War no longer exists. On an issue central to the United States, returning to Europe carries minimal returns.

GLI STATI UNITI E L’EUROPA, OGGIultima modifica: 2021-06-23T07:28:40+02:00da gianni.pardo
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