TRAMONTO DI DUE IDEOLOGIE

Anche ad uno sguardo distratto, l’Italia attuale appare in confusione. Preoccupata soltanto di turare le falle del giorno. La nazione letteralmente non sa dove andare e il nostro problema è aggravato dall’inefficienza dell’organizzazione sociale che contribuisce al nostro disorientamento.
Per spiegare meglio che cosa si intende, prendiamo un caso all’opposto: la Francia del Seicento. La civiltà francese era in pieno rigoglio. Prosperavano le scienze, le arti, il teatro, la vita intellettuale. Per non parlare del sentimento di appartenenza che legava l’intero Paese. C’era ancora la monarchia assoluta ma, lungi dal sentirsi oppressi, i francesi Luigi XIV lo rispettavano e alcuni persino l’amavano. Ancora un secolo dopo, Montesquieu ha potuto scrivere che il fondamento della monarchia francese non era la paura (come nelle dittature) ma l’“onore”. L’impegno di ciascuno ad essere fedele al sovrano, come questi aveva il dovere di comportarsi bene con i suoi sudditi. Anche lui seguiva la legge dell’onore.
Dietro questa struttura politica ce n’era una religiosa, altrettanto solida e condivisa. La Francia era sinceramente e convintamente cattolica. Si poteva persino essere anticlericali, come Molière, ma nessuno metteva in discussione la religione in sé. Ecco che cosa si intende per “Paese orientato”. Il singolo aveva un’idea dello Stato, di chi dovesse dirigerlo e come. Quanto a lui stesso, si trattava soltanto di procurarsi da vivere e dopo, se possibile, di non andare all’inferno.
Torniamo all’Italia. Fino ai primi del Novecento, l’Italia è stata passabilmente cattolica. Ma la religione – già prima piuttosto “formale” e più rituale che dottrinaria – cominciava a perdere colpi in favore di una nuova religione: una fede tutta terrena, addirittura materialista, che tuttavia prometteva anch’essa il paradiso. Quello dei lavoratori. Bisognava soltanto sconfiggere i borghesi sfruttatori, le multinazionali, i capitalisti nullafacenti, e attuare l’ultima rivoluzione, quella del proletariato.
Quanto discutibili fossero queste teorie, quanto utopico fosse il nuovo schema economico, quanto pericoloso l’assolutismo alla Rousseau, quasi teocratico, è inutile dire. Importante è che questo complesso di speranze e rivendicazioni ha occupato tutto lo spazio, fino all’orizzonte, per centinaia di milioni di uomini. Costoro, in nome di quelle speranze, hanno perdonato al comunismo l’imperdonabile. La strada per il paradiso, pensavano, può ben tollerare buche e deviazioni, senza accorgersi che non si trattava di buche e deviazioni: era piuttosto che si era sbagliato strada. E nfatti i comunisti sono riusciti soltanto a provocare i più grandi disastri economici e sociali che si ricordino.
Nei regimi comunisti soltanto i membri del partito (i maiali “più uguali degli altri” di George Orwell) vivevano accettabilmente; tutti gli altri sognavano di liberarsi dei parassiti. E infatti tutti i Paesi che ne hanno avuto l’occasione, non soltanto hanno scacciato i comunisti, ma non hanno mai più mostrato la tentazione di riprenderseli. E questo fino ai primi Anni Novanta. Poi il Papa stesso di quella religione ha detto che il dio marxista non esiste, e tutto è crollato.
Un ottimo risultato, certo: se non fosse che, finché si è stati cristiani, si è sperato di essere felici nell’altra vita. Finché si è stati comunisti si è sperato di realizzare “il paradiso dei lavoratori”. Ma se non si crede più né nel Cristianesimo né nel Comunismo, come si arriva al paradiso? Ecco l’origine della situazione attuale.
Il Cristianesimo infatti si è trasformato in un semplice “umanismo utopico”. Per dirla alla romanesca, un “volemose ben” inconsistente, universale, e in definitiva inutile, perché i vantaggi doveva fornirli lo Stato, la Chiesa era soltanto capace di chiederli. E con questo partecipava al coro della politica. Chiesa e partiti hanno trasformato tutta la loro ideologia in mendicità, nel senso che non fanno che reclamare il meglio, gratis, fornito da uno Stato mitologico, in possesso del Pozzo di San Patrizio.
Tutte le organizzazioni sociali sanno soltanto indicare i vantaggi da chiedere allo Stato, senza mai farsi carico del modo di creare le risorse da distribuire. Si vorrebbero rendere ricchi i poveri, togliendo il loro ai ricchi. Senza vedere che, a parte l’idea criminale di una rapina di Stato, dove si è tentato l’esperimento il risultato è stato soltanto l’abolizione dei ricchi, non dei poveri. Ché anzi è scomparsa anche la classe media agiata.
Oggi i partiti non sanno più che cosa proporre, se non i risultati. Mitologici. Tutti ricchi, tutti sani, tutti felici. Tutti con un reddito, anche senza lavorare. E tutta una sequela di immaginari diritti: “diritto alla casa”, “diritto alla salute”, “diritto al posto fisso”, “diritto alla felicità”. Un simile mondo è demenziale, e infatti la nostra società è demenziale.
Questi ideali filistei, di benessere gratis, incantano gli indigenti (e i profittatori). Ma questi almeno desiderano qualcosa di concreto, la manna dal Cielo. Mentre va peggio, intellettualmente, a coloro che non hanno difficoltà economiche. Costoro hanno ancora bisogno di credere in qualcosa. Ed allora ecco tutto un fiorire di nuove religioni, salvifiche da un lato e colpevolizzanti dall’altro (more cattolico). L’ecologia, per cominciare. Il Mondo sta finendo, e sta finendo a causa vostra. Cambiate strada e fate penitenza. La Terra sta per morire per colpa del vostro vicino che ha un’auto Diesel di dieci anni fa. Naturalmente, per non farsi superare in curva, anche il Papa è diventato ecologista. Anche se uno dei pensatori, dei guru, dei profeti di questa nuova religione, è una ragazzina svedese con problemi di profitto scolastico.
Poi nel nuovo pantheon ci sono i bambini, vittime preferite delle bombe israeliane. Queste addirittura cambiano traiettoria in volo per andare a colpire proprio loro. E altri bambini che muoiono di fame nel mondo: dateci nove euro al mese, che almeno noi, organizzazioni benefiche, non patiremo la fame. E poi la condanna del fascismo (ma dov’è?) e del razzismo. Neri e bianchi siamo uguali, ma i neri sono riconoscibili da lontano, e guai a loro se vengono a vivere ai Parioli. Gli omosessuali hanno il diritto di avere figli, anche se non sembra si diano da fare per averne. Comunque, se non ne hanno, è colpa vostra.
Amici miei, siete assolutamente colpevoli, di tutto, assolutamente di tutto. E dal momento che il pellegrinaggio a Roma è fuori moda, vi consiglio di prendere l’aereo e andare ad alloggiare per qualche giorno in un albergo di lusso a Las Vegas. Spero basti.
Gianni Pardo, giannipardo1@myblog.it.
9 giugno 2021

TRAMONTO DI DUE IDEOLOGIEultima modifica: 2021-06-10T12:01:51+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “TRAMONTO DI DUE IDEOLOGIE

  1. La mancata Norimberga
    Negli ex paesi comunisti, oggi convertitisi alla legge di mercato, ritroviamo gli antichi torturatori, sopraffattori, carcerieri, sacerdoti, sacrestani e burocrati della chiesa comunista, che si sono riciclati in uomini d’affari, dopo aver fatto incetta di tutto quello che c’era da arraffare nel delicato e decisivo momento delle privatizzazioni. Le antiche cricche di funzionari privilegiati, affamatori e schiavisti delle masse, oggi fanno spesso sfoggio di orologi preziosi, di telefonini costosi, di ville anche faraoniche. Molti sono morti, è vero, ma i loro discendenti sguazzano nell’abbondanza.
    Non vi sono stati processi, giustizia di popolo, regolamenti di conti, spargimento di sangue. Fatto unico: la rivoluzione che ha fatto crollare i gulag edificati dalla più sanguinosa utopia mai inventata dall’uomo ha lasciato intatti i carcerieri dei gulag, che anzi spesso hanno approfittato della loro posizione di forza nel vecchio sistema per arraffare l’arraffabile e trasformarsi nelle rotelle scivolose dei nuovi sistemi.
    I loro simpatizzanti e reggicoda occidentali, quelli che hanno esaltato personaggi come Stalin, Pol Pot, Ceausescu, Hoxia, che hanno agitato il libretto rosso di Mao – il satrapo massacratore di innocenti – che hanno sfilato contro la borghesia e i suoi valori, a pugno chiuso, con la pancia ben piena, che hanno imperversato non solo nelle piazze, me negli uffici, nei salotti, nelle università, nelle redazioni dei giornali, sugli schermi, alla radio, oggi continuano a dar lezioni morali al resto del mondo, dall’alto della loro cattedra di « idealisti » delusi che hanno creduto ad un sogno di equa distribuzione, di solidarietà planetaria, di uguaglianza tra gli uomini, ma che hanno dovuto piegarsi all’ingiusta logica degli eventi. Un po’ come quegli ex giovani scapestrati, divenuti saggi che, romanticamente seduti di fronte al caminetto, con un costoso cognac in mano, ricordano con rimpianto la “bohème” che condussero in altri tempi, mossi dall’ardire della giovinezza. I crimini del comunismo – vedi il passato di paesi come l’Ungheria, l’Albania, la Romania, ed il presente della Corea del Nord – oggi sono minimizzati o addirittura negati.
    Ma non tutti si dicono delusi dal comunismo. Vi sono anche quelli che proclamano orgogliosamente di essere pronti a ricominciare tutto. In Italia vi è persino un partito che nel nome « Rifondazione comunista » annuncia la propria matrice infetta. Immaginate cosa succederebbe se un partito osasse presentarsi agli elettori con un programma di rifondazione « nazifascista »…
    I due pesi e le due misure saltano agli occhi. Per i resistenti, per i combattenti, per i profughi della barbarie comunista nessun onore, come invece avvenne per coloro che combatterono il nazifascismo, sommersi questi ultimi insieme ai loro discendenti da una valanga di decorazioni e di riconoscimenti. Per i carcerieri dei gulag, invece dei processi, della prigione e del pane e acqua, vi sono state in molti casi tavole ben imbandite, abiti eleganti, conti in banca e case sontuose. Per i negazionisti dei gulag nazisti è ancora caccia aperta senza limiti di tempo, di frontiere, di età. Per i negazionisti dei gulag comunisti, per gli utili idioti, per i conformisti che garrivano come bandiere al vento della storia trionfante e avanzavano con gli occhi chiusi sotto il sol dell’avvenire, ci sono il rispetto, lo champagne, la cattedra universitaria, la tribuna prestigiosa, la rispettabilità.
    Per gli anticomunisti « viscerali », che gridavano che il magnifico re, che gli altri – i rappresentanti degli ambienti intellettuali in testa – applaudivano tra una selva di bandiere rosse, era un mostriciattolo nudo e sporco di escrementi, e che per questo sono stati tenuti per anni nel lebbrosario della cultura, oggi nessuna pacca sulle spalle, nessun buffetto di ringraziamento, nessuna stretta di mano. Così vuole l’eterna legge del camaleontismo e del conformismo.

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