IL TRADIMENTO DELLE
PREPOSIZIONI


Interessante la questione sollevata dal sig.La Colla sui
“vuoti a rendere”. Credo che l’origine dei mali, in questo caso, vada ricercata
nel francese, dove la preposizione “à” corrisponde anche al nostro “da” e a
volte al nostro “per”. Loro dicono “j’ai des choses à faire”, noi diciamo “ho
cose da fare”.  Solo che poi, se
abbiamo dei “vuoti da rendere” siamo capaci di parlare di “vuoti a rendere”. Non
diversamente da come la buonanima della “machine à écrire” da noi divenne
“macchina da scrivere” invece del corretto “macchina per scrivere”. Stranamente,
si è salvata la “machine à laver”,


il seguito su
www.pardo.ilcannocchiale.it


 


Avverto i miei gentili
lettori che sono nell’impossibilità di gestire questo blog. Il servizio di
assistenza mi dice che non riesce ad eliminare il guasto. Per queste ragioni
invito chi volesse leggere l’articolo di aprire www.pardo.ilcannocchiale.it.
Anche in quel sito è possibile continuare il nostro dialogo. Dolente per il
piccolo fastidio.


Se qualcuno volesse essere
inserito nella mia personale mailing list, potrei inviargli direttamente ciò che
vado pubblicando. Basterà chiederlo a giannipardo@libero.it.


G.P.


 

ultima modifica: 2009-04-09T09:41:24+02:00da Giannipardo
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Un pensiero su “

  1. Buon giorno Gianni, sinceramente quando mi arrivano commenti ai quali non posso rispondere più dettagliatamente, perché non lasciano la url o perché non hanno un blog personale, rispondo sempre evasivamente. E non mi interessa più di tanto.
    Più che altro ho risposto “hai ragione” sul discorso: -nutrimento per la sopravvivenza- perché ognuno ha il diritto di sopravvivere come meglio crede.
    Di quale delirio abbia parlato non ne ho idea, dovrei chiederlo ma non ho riferimenti per rintracciare questo Paolo.
    Ma ne vale la pena perdere del tempo per questo?
    Le nostre opinioni personali ormai le conosciamo già e ci rispettiamo a vicenda, mi pare. Gli altri anonimi lasciano il tempo che trovano.
    Buona giornata Gianni.
    P.S.: NOTO CON PIACERE L’USCITA DAL GUSCIO.

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