UN
TELEGRAMMA A SCALFARI


L’articolone
domenicale di Eugenio Scalfari contiene una sola idea. Nel mondo c’è una grande
crisi, che dipende dal crollo della domanda. Come risolverla? Ecco: “è ormai
maturo il tempo per procedere verso l’eguaglianza delle condizioni di partenza
tra i ceti, le etnie, i generi, gli individui. Condizione che necessariamente
comporta una profonda redistribuzione dei redditi e della ricchezza tra paesi
opulenti, paesi emergenti, paesi poveri”. “Non ci sarà crescita senza
redistribuzione del reddito e della ricchezza”. “Il rilancio della domanda passa
inevitabilmente per il suo finanziamento, finanziamento di massa per rilanciare
la domanda di massa. La necessità della redistribuzione è dunque la condizione
primaria per il rilancio della crescita”.


Qualche
osservazione:


1)   
Chi
dice a Scalfari che, in origine, non ci sia stata “uguaglianza delle condizioni
di partenza”? Fra gli uomini delle caverne c’erano dunque dei Rockefeller che
stavano in panciolle mentre gli altri andavano a caccia?


2)   
Chi
gli dice che, realizzata di nuovo l’uguaglianza delle condizioni di partenza
(cioè una povertà generalizzata) dopo qualche tempo non ci saranno di nuovo
disuguaglianze? Forse che non ce ne sono più in Russia e in Cina, dove per tanto
tempo la povertà è stata programmata dall’alto e
generalizzata?


3)   
Chi
gli dice che ci sia stata una distribuzione della ricchezza (visto che si tratta
di re-distribuzione), per cui un dio ha dato di più all’uno e di meno all’altro?
Non potrebbe essere che questa distribuzione non ci sia mai stata e che alcuni
siano stati capaci di arricchirsi ed altri (fra cui chi scrive)
no?


4)   
Chi
dice a Scalfari che un qualunque Paese europeo sarebbe disposto a dividere il
suo reddito col Burkina Faso, l’Uganda e tutti gli altri paesi dell’Africa, per
essere esattamente al loro livello, in modo da avere le stesse condizioni di
partenza (verso il disastro)?


5)   
Scalfari
parla di “finanziamento di massa”. Ci farebbe anche la cortesia di dirci dove
trova questo denaro? Questo finanziamento sarà pure la condizione primaria per
il rilancio, ma è come se si dicesse che per abolire la povertà basterebbe che
tutti fossero ricchi.


Conclusione:
la fama di Scalfari come giornalista rimane un mistero.


Gianni
Pardo, giannipardo@libero.it


5
aprile 2009

ultima modifica: 2009-04-05T18:22:43+02:00da Giannipardo
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6 pensieri su “

  1. L’invenzione di – REPUBBLICA – è stata un vero colpo di genio. Però si deve pur riconoscere che – L’UNITA’ – era diventata quasi illegibile con – MA L’UNITA’ NON LO HA DETTO – Il livello dei lettori era cresciuto e non era più quello degli operai analfabeti che, togliendoseli dalla bocca (onore al merito) acquistavano tutte le domeniche L’UNITA’ che non leggevano perchè non sapevano leggere ma che poi il lunedì seguente l’avrebbe spiegata il Capo Cellula. L’intelletualone non era più disposto a confondersi. Togliatti stesso non si confondeva tanto volentieri con gli operai. Il mistero per me rimane quello del perchè questa eredità non fu capace di raccoglierla il – PAESE – quotidiano lanciatissimo con due edizioni – PAESE SERA -. Chi finanziò Eugenio?

  2. Ha ragione. Montanelli era solo il fondatore del giornale , non ne era più il proprietario e la proprietà ha il diritto di cambiare sia il direttore che la linea editoriale . La decisione di Berlusconi di mettersi in politica di fatto cambiava le assicurazione che lo stesso fece a Montanelli al momento dell’acquisizione del giornale.Come poteva Berlusconi finanziare un giornale che gli avrebbe fatto la fronda ? Montanelli doveva capirlo e avrebbe fatto bene a dimettersi spontaneamente se voleva mantenere la sua indipendenza.
    Allo stesso tempo il modo con cui Berlusconi ha gestito la vicenda è stato pessimo. Non avrebbe dovuto servirsi di intermediari e meno ancora presentarsi all’insaputa di Montanelli alla redazione del giornale e fare quel discorso . Doveva parlarci lui con Montanelli e dirgli chiaro e tondo : Caro Indro …….
    Avrebbero litigato lo stesso credo , ma Berlusconi ne sarebbe uscito meglio .

  3. Montanelli credette, a torto, due cose: 1) che il giornale fosse suo, perché l’aveva fondato; 2) che gli potesse riuscire di distruggere Berlusconi. Un errore, questo secondo, che hanno commesso in molti.

  4. Mi fa piacere che abbia ricordato Montanelli. Nel 1974 per fondare un “Giornale”
    di orientamento liberale , in quel clima di demagogia e di odio , ci voleva coraggio . Ricordo che quando le BR lo gambizzarono Forattini fece una vignetta raffigurando Scalfari che si sparava ad una gamba.
    Poi ci fu la rottura con Berlusconi e la nascita de ” La Voce ” , ma non durò molto , e il giornale dopo un anno dovette chiudere .

  5. Infatti ho scritto giornalista. Non discuto Scalfari come editore.
    Anche se – potrei aggiungere – come editore ha creato un grande giornale usando paralogismi demagogici e retorici come quelli che si possono leggere nell’articolo di ieri. Ma questo non è un giudizio tecnico: è morale e politico. Mentre come editore rimane un grande. Montanelli, che era tanto migliore di lui, come giornalista, era un pessimo editore e il suo “Giornale” è stato salvato (e lungamente finanziato, molto prima del 1993) da Berlusconi. Scalfari al contrario alla fine ha venduto la sua creatura per un prezzo astronomico, conservando quel diritto di tribuna di cui oggi abusa.

  6. ” Conclusione: la fama di Scalfari come giornalista rimane un mistero. ”
    Ciò che scrive Scalfari è , a dir poco , molto discutibile. Tuttavia non si può disconoscere che è stato un grande editore e che ” Repubblica ” in pochi anni è diventato il secondo quotidiano per numero di copie vendute.

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