I
LAICI E IL TESTAMENTO BIOLOGICO


Sul
testamento biologico e sulla legge appena approvata in Senato si è liberi di
avere opinioni diverse. Si può approvarla con entusiasmo o condannarla con
indignazione. Ma fin troppo spesso le due posizioni non colgono il nocciolo
della questione: infatti i sostenitori della legge si appellano alla
ragionevolezza (mentre sostengono un punto di vista religioso), e gli oppositori
della legge credono di farlo in nome della laicità (mentre continuano a servirsi
di concetti religiosi).


Su
questo discrimine bisogna essere molto chiari.


Se
si è cristiani, si accettano le seguenti verità. Con la procreazione, l’uomo e
la donna generano il corpo di un figlio, ma la sua anima è creata direttamente
da Dio. Quando l’uomo muore non muore la sua anima, che è immortale. C’è dunque
una vita dopo la morte. La vita dell’uomo in quanto essere dotato di anima è un
regalo di Dio. Questi è dunque l’unico che può disporne. Da ciò deriva il
divieto religioso non solo dell’omicidio ma anche del suicidio. Quanto al corpo,
pur essendo solo il sostegno dell’anima, è anche “il Tempio dello Spirito Santo”
e merita per questo il massimo rispetto e la massima
protezione.


Se
non si è credenti, queste affermazioni si ribaltano. L’uomo è il più progredito
degli animali ma non ha nulla che somigli ad un’anima immortale, di cui del
resto non ha nessuna prova. La sua vita è un mero fenomeno biologico ed egli è
dunque l’unico padrone di se stesso. Non deve uccidere l’altro uomo perché la
vita dell’altro uomo non gli appartiene, come non gli appartengono i suoi beni,
ma se è malato  può benissimo
curarsi o non curarsi, chiedere di essere nutrito o di non esserlo, di essere
mantenuto in vita o liberato dal dolore con l’eutanasia. In ogni momento della
propria vita – cosciente o incosciente – ha ogni diritto su di sé, incluso il
diritto al suicidio, se necessario assistito.


Tutto
ciò posto, il problema non è giuridico. Il discrimine è: la vita appartiene
all’uomo o a Dio?


Ai
sostenitori di quella legge si può far notare che a rigor di logica essi
impongono ai laici regole che sono accettate solo dai credenti. Agli oppositori
di quella legge si può far notare che essi possono condannarla ma devono
rinunciare alla dottrina cristiana. Invece la confusione regna sovrana. Come
dimostra fra l’altro l’articolo di domenica 29 marzo di Barbara Spinelli.


L’editorialista
si dichiara contro la legge approvata in Senato, ma si dimostra impregnata di
cultura cristiana e capace di accettarne – senza nemmeno accorgersene – i
concetti fondamentali. Non basta infatti che invochi a suo sostegno nientemeno
che Platone, Socrate, Seneca, Marco Aurelio, M.Foucault, G.Fini, B.Englaro,
U.Veronesi, Rilke, E.Roccella, Jonas e Kant (quest’ultimo solo per definire la
maggiore età!) se poi si contraddice sull’essenziale e si dà la zappa sui piedi.
Si notino nelle molte citazioni che seguono le parole che qui sono state messe
in corsivo: “scabroso intreccio tra materia e spirito, corpo e anima”; “il pensiero della morte è,
oltre che centrale, il più vitale dei pensieri. Non è il finale segmento della strada terrena, ma quel che le dà
profondità, sapore”. “l’esistere saggio consiste proprio in questo: nel
prepararsi alla morte, l’anima impara
a esser «tutta raccolta in sé»”; “Il trattamento forse non è terapeutico ma di
sicuro è sanitario… e fa violenza anch’esso alla natura e a Dio”; “Il medico aspettante non rompe il rapporto con la natura.
Spera di dominarla meglio, ma conosce il limite, non punta ad annullare la morte, la sua
necessità
”. Perfino questi due ultimi concetti sono nettamente metafisici e
impregnati di religiosità.


Quello
che la Spinelli e gran parte di coloro che
si proclamano “laici” non comprendono è che, lo ripetiamo, il problema non è
giuridico: è religioso. E su questo piano va dibattuto. Se poi non si vuole
offendere la
Chiesa
e la sensibilità dei credenti, si smetta di opporsi. Se
l’Italia è sufficientemente religiosa per volere la legge quale è stata votata
in Senato, non rimane che – democraticamente – adeguarsi alla volontà della
maggioranza.


Gianni Pardo,
giannipardo@libero.it


29 marzo
2009

ultima modifica: 2009-03-29T12:23:54+02:00da Giannipardo
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