IL VERO PACIFISMO

IL VERO PACIFISMO

Il pacifismo è l’atteggiamento di chi, in occasione di un conflitto, potenziale o in atto, invoca la pace. Se il Paese A vuole annettersi una regione del paese B perché, a suo parere, storicamente gli appartiene, e il Paese B naturalmente non è d’accordo, il rischio è che si giunga alla guerra guerreggiata. A questo punto – conflitto potenziale – i pacifisti intervengono per scongiurare il peggio. Portano i contendenti al tavolo del negoziato, provano a far pesare agli occhi dell’uno le ragioni dell’altro, ipotizzano una soluzione che, tenendo conto di tutti gli elementi (in primo luogo, l’esito prevedibile della guerra), minimizzi i danni per tutti e a volte riescono ad evitare il conflitto. Questo pacifismo, l’unico utile, può essere posto in pratica solo da entità statuali: le attività diplomatiche propongono infatti un compromesso sulla base di rapporti di esperti militari, di calcoli economici, di indagini storiche e giuridiche che non sono certo alla portata dei lettori di giornali.

Simili negoziati sono necessariamente segreti. Non si può fare sulla pubblica piazza il conto cinico dei probabili morti, dei costi economici e di ogni altro elemento di giudizio, morale e diritto esclusi. Non si può decentemente dire che è bene che il Paese B subisca in parte il sopruso di A, visto che A può ottenere con la forza ciò che chiede; non si può dire al paese A di non tirare troppo la corda perché diversamente si forniranno armi e sovvenzioni a B, fino a rendere la vittoria costosissima. Anche se opera con machiavellismi senza scrupoli e sulla base della Realpolitik più brutale, questo è un pacifismo da benedire: forse non attua una giustizia astratta ma evita morti e distruzioni, ed è quello che conta.

Un caso speciale è quello in cui il conflitto abbia raggiunto in brevissimo tempo gli scopi dell’aggressore. In questo caso i pacifisti da salotto predicano l’accettazione dello stato di fatto. Chi invoca la pace subito e senza condizioni in fondo si limita a vietare la reazione dell’aggredito. Le anime belle non hanno mai la preoccupazione di chiedersi chi ha torto è chi ha ragione: vogliono la tregua e basta. Anche se la conseguenza è l’ingiustizia.

Effettivamente, se si potesse essere sicuri che quella è l’ultima violenza internazionale, l’ultima guerra, così come pensavano i francesi dopo la Prima Guerra Mondiale, per amore di pace si potrebbe anche accettare il disarmo: ne varrebbe la pena. Ma la guerra è endemica. Dunque il pacifista è in concreto un alleato dei violenti e dei governi bellicosi: costoro, purché siano veloci, possono prima agire e poi contare sulle virtuose richieste di pace dei terzi. Possono insomma sbiancarsi la coscienza, accettando la tregua mentre conservano il maltolto, con la benedizione dei pacifisti. Mentre per le anime belle l’aggredito dovrebbe tenersi le legnate senza reagire, anche avendone la possibilità. Si dimentica che l’impunità incoraggia i criminali.

Il caso delle guerre lampo è l’eccezione. In generale, i conflitti hanno una lunga durata perché sono il frutto di un errore di calcolo. Il Paese A non aggredirebbe mai il Paese B se pensasse ragionevolmente che B reagirà in maniera fin troppo energica, tanto da portare ad una guerra lunga. Se invece pensa che la guerra sarà breve e fruttuosa, e altrettanto pensa B, il disastro è inevitabile. Come sostiene Clausewitz, le guerre non scoppierebbero mai, se gli Stati Maggiori non commettessero errori di valutazione: è la situazione che portò alla Prima Guerra Mondiale. In concreto, per quanto riguarda il pacifismo, non si tratta di evitare lo spargimento di sangue ma di porvi un termine: e può farlo solo la diplomazia che agisce nell’ombra, se pure con molta difficoltà, prospettando i costi e i ricavi delle operazioni belliche stesse. Quello che è certo è che ciò che si grida nelle piazze (“abbasso la guerra!”) non ha nessuna importanza.

Il pacifismo capace di scongiurare gli scontri o di abbreviarne il corso è un’attività di Stati. Quello dei singoli, dei giornali, e di tutti i maestri di morale, è inutile.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

31 gennaio 2009

IL VERO PACIFISMOultima modifica: 2009-02-26T10:05:13+01:00da Giannipardo
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