SPINELLI: UN EDITORIALE

SPINELLI: UN EDITORIALE

Unicamente per gli estimatori della signora

Barbara Spinelli, per dire che le cose a volte si vedono meglio da lontano – concetto chiaro a chiunque abbia visitato una mostra di pittura – fa riferimento a Usbek e Rica, i protagonisti delle Lettres Persanes. Cosa che provoca un certo fastidio in chi ha letto quel libro di Montesquieu, perché trova la citazione inutile, e anche in chi non l’ha letto, perché lo fa sentire ignorante. La supersignora tuttavia accenna a Luigi XIV, morto nel 1714, mentre le Lettres sono del 1721. Si tratta di un romanzo epistolare che riguarda un periodo di otto anni, dal maggio del 1712 in poi. Dunque un momento in cui, dal 1714, anche se bambino il re era Luigi XV. Ma potrebbe avere ragione lei.

Parlando della recente crisi del Pd, la signora scrive che i giornali stranieri (NYT, Süddeutsche Zeitung, Le Monde, il Guardian, El País, vedi caso tutti di sinistra) “si son domandati, candidamente, come mai tanto clamore sul caos nel Pd e quasi nulla sull’evento per loro sostanziale: la condanna di Mills”. Ciò che la Spinelli e i giornali stranieri non capiscono è che certi magistrati, e la sinistra attraverso loro, hanno disperatamente cercato di distruggere Berlusconi per via giudiziaria; non ci sono riusciti e, come una barzelletta fa ridere la prima volta, ma non certo la terza o la quarta, gli italiani non danno più retta a questo genere di accuse. Per giunta, col lodo Alfano, il Parlamento ha posto fine alla persecuzione. Dunque ora gli italiani sono lieti di aspettare la fine della legislatura, per sapere come finisce la storia di Mills, e intanto se ne disinteressano. Senza dire che questo signore potrebbe essere assolto in Appello o in Cassazione (dov’è finito il garantismo?) e senza dire che la motivazione potrebbe dare atto che non esiste collegamento con Berlusconi. Perché non attendere?

La giornalista rimprovera al Pd l’“incapacità di fare opposizione”. “Il Partito Democratico non è nato mai”. E segue una lunga fila di sferzanti e disgustate accuse, tanto che uno alla fine si chiede: ma perché diamine a sinistra non le danno tutti i poteri, almeno per sei mesi, come si faceva con i dittatori nella Roma antica? Lei ha tutte le soluzioni, è la campionessa (la imitiamo nello snobismo) dei Besserwisser, di quelli cioè che ne sanno sempre di più, dei saccenti, degli sputasentenze.

Quello dell’attuale Pd “Non è un errore di anziani ma di cacicchi, che della politica hanno una visione patrimoniale”. A forza d’insultare Berlusconi con questa accusa, ora la si mette anche sul groppone dei leader di sinistra. Fra non molto si accuseranno anche loro di volere instaurare le dittatura?

“I cacicchi vogliono il potere, senza dire per quale politica: lo vogliono dunque nichilisticamente, al pari delle destre”. Quanto disprezzo scende da questo Olimpo! L’intera Italia, di ogni colore, provoca la nausea. Barbara rappresenta la versione laureata di coloro che, per riassumere la politica, dicono soltanto: Sono tutti ladri!

E poi, che male c’è a volere il potere? E chi farebbe carriera, in politica, se non mirasse al potere? O bisognerebbe fare carriera per divenire presidente della Dame di San Vincenzo?

“Le correnti del Pd e Di Pietro lo [Veltroni] hanno logorato. Ma non l’avrebbero logorato se il suo sguardo si fosse interamente fissato sul fine, che non era il potere partitico ma la risposta a Berlusconi. Se Di Pietro non fosse stato bollato, ogni volta che parlava, di giustizialismo”. Anche questa analisi è veramente pregevole. Invece di indicare un programma politico, la Spinelli indica un nemico da abbattere. E le si potrebbe perdonare questo svarione politico se almeno quella politica si fosse rivelata vincente: invece la sinistra – continuando ad aggrapparsi all’antiberlusconismo come unico collante – ha preso un mare di batoste. Gli elettori sono sempre più insensibili alla critiche a Berlusconi. Non si può gridare al lupo al lupo per quattordici anni ed avere ancora ascoltatori. Seguire l’esempio di Di Pietro? Quando si dice la cultura politica.

Poi la signora ci presenta un lungo excursus sulle vicende della Sfio, sempre perdente contro De Gaulle, senza accorgersi di star così paragonando Berlusconi a De Gaulle. Dunque la Sfio perdeva, finché non arrivò Mitterrand che si oppose a De Gaulle e, fulmine di guerra, “in una decina d’anni… portò la sinistra al potere”. Come quel malato immaginario morto ottantenne che fece scrivere sulla sua tomba: “Ve lo dicevo che ero malato”.

“Prodi ha fatto una cosa simile, battendo Berlusconi due volte”. Vero, la prima volta col ribaltone e il ritardo nel ritorno alle urne ottenuto con la frode da Scalfaro. La seconda per sei decimillesimi di voto, col risultato che, meno di due anni dopo, gli italiani lo hanno mandato via con un voto umiliante. Forse per non correre il rischio dei sei decimillesimi.

 “Mentre non è risultata vincente né coraggiosa l’iniziativa veltroniana di correre da solo, liberandosi dell’Unione”. Vero. Ma la Spinelli dovrebbe dirci se era giusta o se era sbagliata. Anche perché la grande coalizione, che lei loda, è quella che ha impedito a Prodi di governare. Il Pd è stato un’idea giusta realizzata male e avvelenata dall’incomprensibile presenza di Di Pietro.

Per concludere la signora ci racconta diffusamente la trama dell’Angelo Sterminatore di Buñuel e uno pensa: Oh, se solo avesse voluto dedicarsi a commentare i film!

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

22 febbraio 2009

SPINELLI: UN EDITORIALEultima modifica: 2009-02-22T19:48:47+01:00da Giannipardo
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