LA GENERAZIONE RITARDATA

LA GENERAZIONE RITARDATA

Sulla “Stampa” (14.02.2009) un articolo di Chiara Beria di Argentine, dal titolo “Radiografia di una generazione troppo precoce”, segnala che gli adolescenti attuali sono un disastro. Le ragazzine “a dieci anni si preoccupano di fare la dieta e a 12 si truccano e pettinano come le protagoniste di Amici“. I ragazzini commettono stupri su coetanee ma poi dicono: “Era solo uno scherzo”. Ci sono “baby cubiste che al sabato si trasformano in Lolite”, per non parlare di spiritosi che danno fuoco ai barboni addormentati. E tutti hanno rapporti sessuali molto presto. Naturalmente ci si chiede se la causa non sia “un grande vuoto d’amore” (che belle parole, signora contessa!) o se al contrario bisognerebbe abbassare l’età in cui i minori sono imputabili. Infine, come sempre, si parla di colpe dei genitori.

Sulla Terra non esiste una categoria di esseri umani chiamata “genitori”. Quelli di oggi sono solo gli adolescenti di quindici o vent’anni fa. E se gli adolescenti di oggi sembrano scervellati e irresponsabili, come si può pensare che quelli di ieri fossero tanto diversi e capaci di trasformarsi in ottimi educatori? È come a scuola: se gli alunni sono sempre più ignoranti è anche perché i professori sono a loro volta ex-alunni tirati su con l’idea che la bocciatura è una cattiveria.

Il problema riguarda l’intera società. Da decenni il mondo ha una deriva lassista. L’autorità è vista come prevaricazione, l’imposizione dello sforzo come crudeltà, il controllo dell’efficienza come comportamento antisindacale. Perfino l’accettazione della realtà è vista come insensibilità. Non si può chiamare cieco un cieco. Un uomo basso di statura è “verticalmente svantaggiato” e poteva andare peggio: avrebbero potuto essere, per dare una connotazione positiva, “avvantaggiato nella vicinanza al suolo”. Perfino i venerati termini “madre” e “padre” sono divenuti troppo autoritari: anche i sessantenni hanno solo una mamma e un papà.

Tutto questo disorienta le menti. Per decenni non si è potuto mettere un meritatissimo tre in pagella: il ragazzo sarebbe stato “traumatizzato”. Il passo successivo è stato che, se non si poteva dire all’interessato che era una bestia, non si poteva neppure bocciarlo. I professori di applicazioni tecniche della Scuola Media sono divenuti psicologi dell’età evolutiva: “Sì, non sa niente, ma dobbiamo chiederci perché. Sapete se ha una situazione difficile, in famiglia?”

I genitori indicano ai bambini certe cose come pericolose e vietate e poi finiscono col permetterle: e quelli non sanno più che significa “pericolo” e “vietato”. I ragazzi sono trattati con deferenza da genitori, parenti, maestri e professori, si ritengono intoccabili e continuano a vincere su tutta la linea. Se i genitori si erano ripromessi di non comprar loro il motorino, è sufficiente che mettano il broncio, che indichino che il motorino l’hanno tutti, è sufficiente che i genitori parlino con gli psicologi (“Il ragazzo non deve sentirsi discriminato!”) perché ottengano quello che chiedevano. E l’errore non è l’acquisto del motorino: è il rifiuto precedente, che non si era in grado di mantenere.

Questa generazione non è precoce, è ritardata. Ha sempre la mentalità di un bambino piccolo. Un ragazzo di quindici o sedici anni ha l’idea che l’esistenza è una sorta di luna park: nessun dovere e tutti i diritti. Incluso quello di dare ai genitori la colpa dei propri errori. Una volta molti adolescenti dovevano faticare, per ottenere il cibo, oggi il lavoro minorile è vietato e all’ora canonica il pranzo è in tavola. I ragazzi rifiutano lo sforzo dello studio perché non serve a niente. Nemmeno ad essere promossi: basti vedere la percentuale dei maturi all’esame di Stato. Dunque perché strapazzarsi?  Bisogna solo cercare di divertirsi e poiché il quotidiano modello del divertimento è la televisione, non è strano che le ragazzine desiderino di trasformarsi al più presto in “veline”, “vallette”, “ballerine”, belle ragazze seminude e sessualmente appetibili. Se una volta le bambine giocavano con la bambola era perché il modello verso cui avviarsi, era la maternità; oggi il modello di riferimento è la “velina” che si sbaciucchia col calciatore: ecco tutto.

Gli adolescenti non sono colpevoli di essere come sono. E non lo sono neppure quegli ex-adolescenti dei loro genitori. Il problema è che il nostro mondo ha perduto i suoi parametri: il rapporto fra colpa e punizione, fra attività e conseguenze, fra sforzo e risultato. I singoli vengono in contatto con la realtà ben dopo l’adolescenza e solo se lavorano per un piccolo privato o se esercitano la libera attività. I dipendenti infatti rimangono “figli”: basti vedere il rancore sindacale che anima tanti di loro.

I più fortunati sono forse gli adolescenti poveri: almeno sono educati dalla necessità. I bambini viziati invece, sempre più numerosi e sempre più avanti negli anni, non hanno bussola. Che Dio li aiuti.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

14 febbraio 2009

LA GENERAZIONE RITARDATAultima modifica: 2009-02-14T13:04:15+01:00da Giannipardo
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3 pensieri su “LA GENERAZIONE RITARDATA

  1. Io non ho dato la colpa ai genitori ecc., perché i genitori ecc. sono ex-adolescenti, simili agli adolescenti attuali, e gli adolescenti attuali saranno i genitori di domani.
    Di chi la colpa? Troppo lungo da dire e troppo opinabile. Chissà, magari un’altra volta.

  2. Parole sante! Per fortuna appartengo ad una generazione passata in cui i genitori facevano i genitori. Mi ricordo ancora che mio padre, quando gli chiedevo anche solo un gelato, mi aveva insegnato che per prima cosa dovevo chiedere se aveva i soldi, poi ci pensava un po’ e poi, se me lo meritavo, me lo comprava. Ho adottato lo stesso sistema con i miei figli e devo dire che il risultato è stato positivo.
    Adesso i genirori, gli insegnanti,il progresso, insomma questa società stanno rovinando tutto.

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