RAPIRE BATTISTI?

RAPIRE BATTISTI?

Un lettore chiede a Sergio Romano, nella rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”, perché l’Italia non manda un commando a rapire Cesare Battisti e portarlo in Italia: come fecero gli israeliani con Eichmann o, a suo dire, gli Stati Uniti “in tutto il mondo”; l’ex-ambasciatore dichiara che questi sono “pericolosi precedenti” e finiscono “inevitabilmente per generare altri arbitri”. Leggendo queste parole ci si accorge che purtroppo non si può essere né d’accordo né in disaccordo con lui. Infatti tutto dipende dalle circostanze.

Lo Stato moderno non ammette la vendetta privata e se ne riserva l’esclusiva: la chiama “sanzione penale”. Il singolo può dunque non attivarsi, per riparare un torto, perché ci penserà lo Stato. È questa la ragione per cui molte persone, gravemente offese da un crimine, dicono virtuosamente: “Non chiediamo vendetta, chiediamo giustizia”, senza rendersi conto che la giustizia di cui parlano è la vendetta di Stato. L’unico vantaggio è la ragionevole probabilità che la sanzione sia più serenamente commisurata al delitto.

Questo schema è valido anche nei rapporti internazionali. Se un assassino tedesco, per sottrarsi alla giustizia del suo paese, scappa in Italia, l’Italia lo restituisce alla Germania. E lo stesso avviene se un assassino italiano scappa in Germania. Ma che avverrebbe se un Paese desse ricetto e protezione a tutti gli assassini d’Europa? L’Italia o la Germania dovrebbero rassegnarsi a lasciare impuniti parecchi crimini oppure, se proprio tenessero a punire un dato criminale, dovrebbero andare a prenderselo. È quello che è avvenuto per Eichmann. Israele non avrebbe dovuto violare la sovranità dell’Argentina, ma è anche vero che l’Argentina avrebbe dovuto consegnare Eichmann. È questa è l’origine del rapimento. Come dicevano i giuristi romani, in pari causa turpitudinis, melior est condicio possidentis, quando due persone si contendono una cosa ed hanno ambedue torto, la situazione migliore è quella di chi detiene la cosa contesa. Israele ha voluto essere il possidens.

Un esempio antichissimo è quello della guerra che Pompeo condusse contro i pirati, nel Mediterraneo. Egli non si limitò ad eliminare fisicamente tutti quelli su cui riuscì a mettere le mani ma devastò e punì severissimamente le città portuali che, per amore o per forza, avevano assicurato loro delle basi sulla terraferma. Roma applicò la propria giustizia non solo ai pirati, ma anche ai loro sostenitori, non diversamente da come Israele, nel 2006, ha pesantemente bombardato le strutture del Libano, colpevole di aver dato ospitalità agli Hezbollah.

Un altro caso che abbiamo sotto gli occhi è quello dei terroristi palestinesi. Dal momento che l’autorità locale non ha la volontà o la forza di arrestarli e processarli, Israele si trova dinanzi al dilemma: o rinuncia alla vendetta/giustizia, o la esercita da sé, con gli “assassini mirati”. Cosa che non avverrebbe mai se nei Territories si potesse contare su un normale esercizio della giustizia penale.

Ecco perché Romano ha insieme torto e ragione. Ha ragione se si parla di Stati civili e rispettosi degli altrui diritti; ha torto se si parla di Stati che violano le regole della convivenza internazionale e proteggono i criminali.

Non è il caso che l’Italia vada a rapire questo terrorista in Brasile, semplicemente perché l’uomo non è abbastanza importante per provocare una crisi fra due grandi potenze. Questo non toglie che, se lo facesse, il Brasile non avrebbe il diritto di gridare scandalizzato alla violazione del diritto: ha cominciato lui, a violarlo.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

30 gennaio 2009

RAPIRE BATTISTI?ultima modifica: 2009-01-30T12:33:59+01:00da Giannipardo
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