LO SCISSIONISMO DELLA SINISTRA

LO SCISSIONISMO DELLA SINISTRA

Lo scissionismo della sinistra in Italia è una malattia endemica che merita spiegazione.

Se una teoria nasce dalla realtà concreta, cercherà sempre di adattarsi ad essa. La monarchia ad esempio è cambiata: mentre nel 1649 Carlo I Stuart preferì farsi decapitare piuttosto che rinunciare al principio del diritto divino, oggi nessun re si intestardirebbe a chiedere il potere assoluto e tutte le monarchie europee (salvo lo Stato della Città del Vaticano) sono costituzionali.

Le cose vanno diversamente quando alla base di una dottrina non c’è la realtà ma un dogma sovrannaturale. La Chiesa per esempio ha stabilito il principio della difesa della vita quando la mortalità infantile era un’autentica piaga e lo mantiene ancora oggi, quando la piaga è diventata la sovrappopolazione: questo perché ne ha fatto un principio immodificabile, fino a vietare la contraccezione dove i bambini muoiono di fame e fino a chiedere che la donna stuprata non abortisca. Il dogma, una volta formulato, è immodificabile, qualunque ne sia il costo: dallo scisma anglicano all’allontanamento della maggior parte dei credenti. Dio non può cambiare opinione.

Lo scissionismo della sinistra si spiega nello stesso modo. Questa parte politica reputa di disporre di un metro infallibile per misurare il bene e il male avere una propria Bibbia intangibile: i sacri testi marxisti. Purtroppo, come è avvenuto nella storia della Chiesa, la realtà è mutevole e i testi si prestano ad interpretazioni. Il   risultato è che il singolo comunista serio vive il dissenso altrui non come una diversità di opinione ma come un’eresia pericolosissima, una negazione della fede, una collusione col nemico. Mentre nell’ambito liberale chi ha un’opinione diversa dalla maggioranza sa di doversi inchinare ad essa, in base ad un principio di democrazia, nell’ambito dogmatico il singolo, sulla base della sua interpretazione dei testi, si considera l’unico fedele alla vera dottrina. È la maggioranza che la sta tradendo e dunque lui, costi quel che costi, ha il dovere di riconfermarla nella sua purezza: è ciò che pensavano Maometto, Lutero, Hus, Calvino.

La certezza di essere nel giusto rende intolleranti. Il comunista che si convince del tradimento del proprio partito non si lascia scoraggiare dal fatto che ogni scissione è nociva; non pensa che si indebolisce il movimento dei lavoratori e che non tutti i dissensi valgono una guerra: piuttosto che piegarsi è disposto a tutto. La flessibilità e il compromesso sono infatti altrettante forme di debolezza, di simonia, di tradimento. Il vero credente ha il dovere di tenere alta, anche da solo, la bandiera del dogma.

Quando Occhetto fondò il Pds, coloro che reputarono questa operazione un tradimento degli ideali del Partito Comunista Italiano fondarono un partito alla sua sinistra. Quando una frazione di questo Partito reputò a sua volta che si fosse imboccata una strada sbagliata, si ebbe una scissione degli scissionisti e nacque il Partito dei Comunisti Italiani. A farla breve, ecco che cosa abbiamo oggi: il Partito della Rifondazione Comunista, Iniziativa Comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, il Partito Comunista Italiano Marxista Leninista, la Lista Comunista per il Blocco Popolare, il Partito Comunista dei Lavoratori, la Sinistra Critica,  il Partito di Alternativa Comunista, e l’ultimo venuto di Niki Vendola, la Rifondazione per la Sinistra. E a questi si aggiungono il Sole che Ride e la Sinistra Democratica. Si potrebbe fare giustificatamente del sarcasmo, su questa tendenza all’atomizzazione, ma sarebbe fuor di luogo. La colpa non è dei frazionisti: è di una concezione religiosa della politica.

Il liberale si sente a disagio, quando parla con persone che appartengono a questa galassia aggrappata al dogma: essendo abituato a ragionare sui fatti non può capire chi, invece di riconoscere l’enorme errore storico del marxismo, sogna che quel sistema potrebbe ancora funzionare. Il moderato parla dei disastri che il comunismo ha provocato nei paesi dell’Est europeo, in Cina, a Cuba, in Vietnam, e ottiene dal comunista solo contorsioni mentali e la riconferma che il sistema è buono: sono gli uomini che non sanno farlo funzionare. Come se, in futuro o altrove, dovessero farlo funzionare gli angeli.

Il buon senso consiglia di non discutere mai con i cattolici ferventi, con i comunisti e con gli antisemiti. Non si ottiene mai nulla. Bisogna solo evitare di cadere in loro potere. La storia ha chiaramente spiegato che cosa si rischia.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

28 gennaio 2009

 

LO SCISSIONISMO DELLA SINISTRAultima modifica: 2009-01-28T08:39:52+01:00da Giannipardo
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