PAROLE ASTRATTE

PAROLE ASTRATTE
Si è conclusa la tanto attesa Direzione Centrale del Pd del 19 dicembre e in molti ci siamo precipitati sui giornali per sapere che cosa era stato deciso. Abbiamo saputo così che Walter Veltroni ha parlato di un rinnovamento, anzi di innovazione (suona meglio), ed ha usato molte parole astratte che non val neppure la pena di andare a ricercare. E in concreto? Niente.
Qualcuno potrebbe chiedersi come sia tecnicamente possibile parlare a lungo per non dire niente e come mai, quando qualcuno ha parlato a lungo senza dir niente, alla fine non sia fischiato. La risposta è semplice: si può parlare indefinitamente se ci si tiene sulle generali e alla fine non si è fischiati se gli ascoltatori si accontentano di non essere stati allarmati.
Le parole hanno un significato che va dal concreto all’astratto, dal particolare al generale, dal definito all’indefinito. Chi dice “Desidero cento grammi di mozzarella di bufala della tale marca” si esprime in modo molto preciso, e il salumiere non può certo rispondergli: “concordo col diritto di ogni essere umano di alimentarsi conformemente ai suoi bisogni e ai suoi gusti”.
Se viceversa si dice ad esempio che si è favorevoli a una riforma della giustizia che renda più veloci i processi, migliori la certezza del diritto, garantisca una più adeguata parità fra accusa e difesa e la terzietà del giudice, che cosa si è detto? Niente. E tuttavia si può parlare a lungo. Chi descrive fini da tutti condivisi, senza scendere sul concreto, non corre rischi. Infatti, se appena dicesse “rendere più veloci i processi eliminando il grado di appello” ci sarebbe subito una sollevazione. L’accelerazione dei processi piacerebbe a tutti ma non a scapito della possibilità di difendersi da un primo giudizio folle. Un altro potrebbe dire “accelerare i processi moltiplicando per due il numero dei magistrati” ma anche questa proposta si scontrerebbe con precise obiezioni. Dove si trovano, da un giorno all’altro, settemila giuristi all’altezza di essere giudici? Dove si trova, da un giorno all’altro, il denaro per pagare loro e tutti i loro collaboratori? In quali luoghi e con quali strumenti essi potrebbero esercitare le loro funzioni? La bella proposta si sgonfia e l’oratore rischia di essere fischiato.
Nel caso della direzione di un partito una certa astrazione di linguaggio è inevitabile. Quanto più il problema è vasto, tanto più vaghi sono, almeno all’inizio, i termini che descrivono le eventuali soluzioni. È comprensibile che si cominci parlando della “necessità di un rilancio” ma poi bisogna passare ai provvedimenti per attuarlo ed è solo a questo punto che si comincia a parlare seriamente. Se non lo si fa, non si è detto niente. Ecco perché, quando Veltroni parla di “innovazione” dice bene, solo che dopo dovrebbe continuare spiegando particolareggiatamente come intende realizzarla. Il difficile non è indicare lo scopo, il difficile è conseguirlo. E sta al leader indicare la strada. Se non lo fa, è uno che vende parole. Dire: “questo è un partito di persone perbene” è una banalità di cui vergognarsi.
La tentazione di dire cose vaghe, o addirittura di non dire niente, nasce dalla necessità di non svegliare il cane che dorme. Ogni progetto concreto disturba qualcuno e se un leader non dispone di un vero potere nato oltre che dalla carica dalla sua personale autorevolezza, qualunque ostacolo è insormontabile. Ed ecco si ha uno spettacolo come quello della Direzione del Pd.
Veltroni si è limitato ad un’omelia e poi ha lasciato che parlassero gli altri. Costoro, a loro volta, o hanno detto cose vaghe o hanno detto cose concrete (Follini, ad esempio) che gli altri non hanno approvato. Non importa. Alla fine si è acclamato lo stesso Segretario per poter dire business as usual, tutto continua come prima.
Il significato di questa riunione è che il Pd rischia di essere un morto che cammina. Perfino gli spettatori neutrali rimpiangono amaramente che non ci sia un vero leader che sappia farne un vero partito e una vera alternativa al centro-destra.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
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Colgo l’occasione per augurare Buon Natale.
20 dicembre 2008

PAROLE ASTRATTEultima modifica: 2008-12-20T15:54:51+01:00da Giannipardo
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