LUOGHI COMUNI

LUOGHI COMUNI

Narra una leggenda che il direttore della Notte, Nino Nutrizio, molti anni fa avvertì i suoi giornalisti che se qualcuno, in occasione di un suicidio o di un omicidio, avesse parlato del “folle gesto”, sarebbe stato licenziato. Poco importa la storicità del fatto: sicuro è che quel provvedimento sarebbe opportuno, anche se ridotto ad una semplice multa di cento euro. Bisognerebbe farli pagare a chiunque parli di “alberghi che registrano il tutto esaurito”, di “spiagge prese d’assalto”, di “tenere la guardia alta”, della “campanella” che suona all’apertura delle scuole, dell’opportunità in politica di “un salto di qualità”, di “una cabina di regia”, di “fare un passo indietro”, di “sedersi intorno a un tavolo”, o, peggio ancora, di “aprire un tavolo”, “lanciare un tavolo”…

Accanto a questi brutti vezzi espressivi – manifestazione di piatto conformismo linguistico e mentale – esiste un peccato concettuale forse ancora più grave: quello di indicare, parlando di un problema, il risultato desiderabile invece dei mezzi atti a raggiungerlo. C’è chi, di fronte alla tragedia mondiale della fame, dice che “bisognerebbe disporre di più cibo, almeno per i bambini”. Ecco una balordaggine. Se si disponesse di più cibo, il problema non si porrebbe. Qualcuno crede di dire di più spiegando: “Bisognerebbe che noi facessimo qualcosa per offrire più risorse alimentari alle popolazioni affamate”. Noi chi? E poi, che cosa? E risolverebbe il problema? Chi non conosce esattamente il problema e non parla del modo di  raggiungere uno scopo non parla di nulla.

L’effetto più triste, di questa fuffa mentale, è che essa è auto consolatoria. Molti, che non hanno nulla da dire, che non hanno idee, e men che meno soluzioni, credono, rifugiandosi dietro queste parole vuote, di avere detto la loro, di avere contribuito al dialogo, e perfino di aver fatto bella figura.

Il problema è senza rimedio. A parte il fatto che sarebbe ingeneroso buttare lì uno “sta’ zitto, cretino!” (perfettamente meritato), perché esistono anche gli imbecilli in buona fede, la lotta contro la stupidità è vana. Come disse ironicamente De Gaulle, si tratterebbe di un “vaste programme”, di una guerra perduta in partenza. Una guerra antidemocratica per giunta, se è vero che gli sciocchi costituiscono la maggioranza.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

Chi vuol essere sicuro che il suo commento mi giunga, oltre ad inserirlo nel blog, me lo spedisca al superiore indirizzo e-mail.

19 dicembre 2008

 

LUOGHI COMUNIultima modifica: 2008-12-19T08:49:23+01:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo