FINI STRAPARLA

FINI STRAPARLA

Quando parla un uomo politico, le sue parole sono esaminate su due piani: quello semantico normale e quello semantico sottotraccia. Ci si chiede cioè ciò che ha detto e ciò che ha fatto capire. Per quanto riguarda Fini, il suo atteggiarsi a neutrale fra centro-destra e centro-sinistra, per esempio, formalmente risale alla sua posizione di Presidente della Camera dei Deputati, sostanzialmente fa pensare alla sua volontà di distinguersi da Berlusconi e, in prospettiva, di prepararsi la strada per futuri successi. Magari con un appoggio bi-partisan.

Ecco perché si prova fastidio ascoltando le sue recenti dichiarazioni contro Riccardo Villari. Egli invoca le dimissioni di questo senatore da Presidente della Commissione di Vigilanza e parla nel contempo di “trovare una interpretazione per una revoca del mandato”: espressione che corrisponde a dire che i politici non sottopongono la propria volontà alla legge, ma cercano una legge che corrisponda alla loro volontà. Per sua fortuna stavolta si è espresso a favore del centro-sinistra e dunque nessuno gli ha fatto notare questo imperdonabile svarione giuridico.

Fini in realtà non parla per amore della legge, visto che nessuna legge impone la rimozione di quel senatore; non parla per amore della Commissione di Vigilanza sulla Rai, perché se ne è potuto fare a meno per molti mesi e ancora si potrebbe; né può avanzare il pretesto che attualmente essa non può funzionare, perché sarebbe facile rispondergli che è bloccata non dalla presenza di Villari ma dall’assenza dei membri del Pd. Il Presidente parla come parla senza alcuna necessità e solo per compiacere il centro-sinistra: questo non gli fa onore. La sua neutralità, se proprio volesse dimostrarla, sarebbe meglio espressa dal silenzio.

Altra affermazione: “La presidenza della Vigilanza per prassi va all’opposizione”. Vero. Ma da quando in qua si può, in omaggio alla prassi, attaccare e porre in non essere un diritto soggettivo, come quello di rimanere nel posto al quale si è stati eletti? E poi, Villari non appartiene forse all’opposizione?

Questo senatore, obietta ancora Fini, non è adeguato a ricoprire quella carica perché non appartiene al Pd ma al gruppo misto. Dimenticando che Villari apparteneva al Pd quando è stato eletto (e non sta scritto da nessuna parte che, venendo meno questa qualità, ne consegua la revoca del mandato), e poi che se oggi non vi appartiene più, è perché quel partito lo ha espulso. Dunque è il Pd che ha rinunciato ad avere un suo senatore come Presidente di quella Commissione.

Rimane la strada della revoca ma “questa, dice bontà sua il Presidente, mi pare una strada abbastanza difficile”. Difficile? Forse “illecita” sarebbe un aggettivo più adeguato.

Ed ecco la conclusione: “In ogni caso è opportuno e doveroso porre fine a questa anomalia”. E qui si è tentati di sorridere. Opportuno? doveroso? Ciò che è opportuno e doveroso ciascuno deve imporlo a se stesso; diversamente, se lo si applica agli altri, sarebbe possibile ammantare il proprio egoismo di belle parole. Uno potrebbe dire che Rockefeller è molto, molto ricco e sarebbe opportuno e doveroso che gli versasse sul conto almeno un paio di milioni di dollari.

A volte si è costretti a rimpiangere che perfino un uomo intelligente come Gianfranco Fini parli troppo. Se stavolta gli  è andata bene, è solo perché i suoi critici hanno interesse a tacere.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

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19 dicembre 2008

FINI STRAPARLAultima modifica: 2008-12-19T16:49:18+01:00da Giannipardo
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