I NAUFRAGHI EGOISTI

I NAUFRAGHI EGOISTI

I pessimi risultati ottenuti dal Pd in Abruzzo, benché previsti, inducono a meste riflessioni, in particolare per quanto riguarda Walter Veltroni.

Riguardo ai capi il popolo ha due atteggiamenti contrapposti. Da un lato li disprezza, li giudica corrotti, interessati, prevaricatori e in passato persino crudeli. Dall’altro li considera intelligentissimi, giusti, benevoli e benefici. Al punto che mentre nell’Unione Sovietica avvenivano le maggiori nefandezze, spesso chi ne era vittima diceva: “Ah, se Stalin sapesse tutto questo!”

Per non parlare dei mediocri che sono solo campioni nell’arte dell’intrigo, i capi sono non raramente persone superiori alla media ma in una direzione soltanto. Sono intelligenti ma privi di senso morale (il duca Valentino); sono buoni ma del tutto inadeguati al ruolo ricoperto (Luigi XVI); sono dominatori ma poco lungimiranti (la maggior parte dei dittatori): insomma hanno una carta da giocare ma non tutte le carte. E quelle che mancano a volte li portano alla rovina.

Inoltre il capo di un governo o di un partito viene spesso visto come colui che decide ma questo è vero solamente in parte. Il singolo subisce condizionamenti molto maggiori di quelli che immagina la gente. Ciò è particolarmente vero nei Paesi democratici. Qui i leader sono uomini come gli altri che per giunta non dispongono di grandi poteri. Ed anche ad ammettere che siano superiori alla media, devono affrontare problemi molto superiori alla media: per questo non raramente si rivelano inadeguati. Procedono a tentoni, appoggiandosi a questo o a quello, cercando di non scontentare troppe persone, e sperano che tutto vada bene. L’andamento di un partito o dell’intero Paese dipende da tanti di quei fattori che sperare di dominarli è poco realistico.

È per tutto questo che il giudizio su Walter Veltroni non può essere disinvoltamente severo. L’enormità dell’errore commesso nella primavera di quest’anno, quando si permise a Di Pietro di partecipare alla coalizione, mantenendo nome e simbolo, fu ed è evidente. Non solo molti, sul momento, lo dicemmo ad alta voce, ma non riuscimmo a capacitarcene e non ci riusciamo neanche oggi. Quel grande partito si amputava della sua stessa memoria storica, ed anche di un’estrema sinistra che gli aveva comunque consentito di andare al potere, al solo scopo di presentarsi da solo e depurato di ogni scoria, e ora annullava questo vantaggio alleandosi con un giustizialista fascistoide e inaffidabile come Di Pietro? Fino ad arrivare al risultato abruzzese?

Ma – appunto – quell’errore immane si può attribuire al solo Veltroni? Dov’erano, allora, tutti i maggiorenti del partito? E se erano in disaccordo, perché non l’hanno detto? E se non l’hanno detto perché erano in minoranza, come mai la maggioranza era per Di Pietro? Qualcuno poteva realisticamente pensare di vincere le elezioni, con lui, dopo i due anni disastrosi di Prodi? Valeva la pena di vendersi l’anima per qualche decimale in più, essendo lo stesso sconfitti? Il mistero – sottolineato come tale ancora ieri da Massimo Franco sul Corriere della Sera – rimane irrisolto. Ci sono molte domande cui risponderà la storia.

Ciò che si può ragionevolmente pensare oggi è che Veltroni non è l’unico responsabile dei guai del Pd. Forse avrebbe potuto tenere un po’ più spesso la bocca a freno, ma quanto a cambiare realmente le cose, non se ne parla. Ma ormai, che fare? chiederebbe un nuovo Lenin.

Bisognerebbe dissociarsi da Di Pietro, costi quel che costi. Denunciarlo per quello che è. Lasciargli l’esclusiva di quella piazza rumorosa che tuttavia non porterà mai nessuno al potere. Meglio un’amputazione che la morte. E poi riunire un congresso in cui ognuno sia costretto a dire la sua. Ma questa soluzione non è alle viste. Gli amici del Pd aspettano che Walter si consumi fino alla trama, nella speranza di succedergli. Lui stesso, cosciente del fatto che un congresso ben difficilmente lo lascerebbe al suo posto, ritarda per quanto può questo chiarimento. Gli opposti interessi, anzi le opposte grettezze sono però pagate dal Pd. Questo partito, non che rappresentare la moderna alternativa di centro-sinistra, sembra solo una zattera colma di naufraghi egoisti.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

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16 dicembre 2008

I NAUFRAGHI EGOISTIultima modifica: 2008-12-16T17:46:05+01:00da Giannipardo
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