TRAVAGLIO: CONDANNA PER DIFFAMAZIONE

TRAVAGLIO: CONDANNA PER DIFFAMAZIONE

Marco Travaglio è stato condannato a otto mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione a mezzo stampa a danno di Cesare Previti. Con lui è stata condannata, a cinque mesi, la direttrice dell’Espresso. Non è una notizia che riempia di gioia. L’ideale sarebbe che non ci fosse mai nessuna diffamazione e mai nessuno fosse condannato. Soprattutto perché, in questo reato, si scontrano il dovere di proteggere l’onorabilità dei cittadini e il dovere di proteggere la libera espressione del pensiero.

Mentre ci si astiene dal reputare giustificata o ingiustificata la condanna, compito che si lascia ai magistrati di appello, non si può non notare come in questa occasione Travaglio non faccia nulla per cambiare la cattiva opinione che molti hanno di lui. È stato intervistato dal “Corriere della Sera” e si è mostrato spavaldo. Secondo le precise parole riportate dal giornale: “Quello che mi offende di più sono i cento euro di multa» dice ridendo”. Dice ridendo. Per uno che ha sempre venerato i giudici e le loro statuizioni, l’irrisione non è il massimo. Già sarebbe di pessimo gusto da parte di chiunque, ma da parte sua fa ribollire il sangue. Fra l’altro, riderebbe molto di meno se la pena non fosse sospesa e se dovesse passare otto mesi in carcere.

Ma l’ilare giovanotto non si limita a questo. Secondo il Corriere della Sera infatti: “continua con un’altra battuta: ‘Vista l’entità della pena mi conveniva fare un falso in bilancio’ ”. Al riguardo, si potrebbe ricordare che il falso in bilancio – attualmente, sulla base delle ultime modificazioni[1] – nei casi più gravi (così come il reato di diffamazione a mezzo stampa è il più serio dei reati di diffamazione) è punito con la reclusione da due a sei anni. E se è vero che la pena cui è stato condannato Travaglio  (otto mesi) è superiore di un terzo al minimo (sei mesi), aumentando di un terzo la pena minima di due anni per il falso in bilancio si arriverebbe a due anni ed otto mesi. Non è sicuro che Travaglio avrebbe ancora, in questo caso, voglia di scherzare.

C’è un’ultima battuta che merita commento. Previti “Ora è riuscito a trovare un giudice che gli ha dato ragione”. Per un giustizialista, questo è il colmo. In primo luogo, per chi la pensa come lui, qualunque giudice è infallibile. In secondo luogo, che senso ha – a parte il livore e una tendenza alla disinformazione – dire “ha trovato un giudice che gli ha dato ragione”? Previti ha forse potuto scegliere il magistrato del processo? Non lo sa, il nostro frequentatore di aule giudiziarie, che in Italia vige il principio del giudice naturale, quello stesso principio per cui è stato annullato un annoso processo a carico di Berlusconi cui il Tribunale di Milano non voleva rinunciare a nessun costo?

Travaglio ha diritto a ritenere la condanna ingiusta ed ha diritto di sperare di essere assolto in appello: ma il rispetto per la magistratura, che predica dalla mattina alla sera, dovrebbe imporgli un ben diverso linguaggio. La verità è che, per certa gente, “chi va a mio favore è obiettivo e chi va a favore del mio nemico lo fa perché è spregevole”.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

16 ottobre 2008




[1] Il falso in bilancio è punito:

a) Con l’arresto fino a due anni, ma la punibilità è esclusa se non altera in maniera sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società o se le falsità determinano una variazione del risultato economico non superiore al 5% o una variazione del patrimonio non superiore all’1%. In quest’ultimo caso, scatta una sanzione amministrativa e l’interdizione dai pubblici uffici da sei mesi a tre anni. Dunque il falso in bilancio normale è punito con l’arresto fino a due anni.

b) Con la reclusione da 6 mesi a 3 anni se il fatto è commesso in danno dei soci o dei creditori (è necessaria la querela della parte offesa). Per le società soggette alle disposizioni della parte IV, titolo III, capo II del testo unico del 24 febbraio 1998 (ovvero le società quotate), la sanzione prevista va da uno a quattro anni, ed è perseguibile d’ufficio. La punibilità è esclusa se non altera in maniera sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società o se le falsità determinano una variazione del risultato economico non superiore al 5% o una variazione del patrimonio non superiore all’1%. In quest’ultimo caso, scatta una sanzione amministrativa e l’interdizione dai pubblici uffici da sei mesi a tre anni.

c) Con la reclusione da due a sei anni, se il falso in bilancio cagiona grave nocumento ai risparmiatori. Per grave si intende il caso in cui abbia colpito lo 0,1 per mille della popolazione, basandosi sull’ultimo censimento ISTAT, ovvero se il valore dei titoli si è ridotto in misura superiore allo 0,1 per mille del PIL.

 

TRAVAGLIO: CONDANNA PER DIFFAMAZIONEultima modifica: 2008-10-17T13:07:07+02:00da Giannipardo
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