QUESTIONI LINGUISTICHE: GLI ACCENTI

ACCENTI ACUTI E GRAVI

Un lettore ha sollevato una questione interessante: sapere se la distinzione fra accento acuto e grave abbia senso, in italiano. La risposta è – direbbero i filosofi – anfibologica: si ha torto sia se si dice no, sia se si dice sì. Per fortuna, si può corrispondentemente avere ragione in ogni caso, se solo si precisano i punti di vista. L’italiano perfettamente pronunciato distingue la “e” chiusa da quella aperta. Per questo, la pronuncia di “perchè”, con la “e” aperta, come si usa per influenza di certi dialetti del nord, strazia le orecchie. E dunque la scrittura con la “e” sormontata dall’accento acuto, è non solo corretta perché così impone la tradizione ortografica italiana, ma perché, come dice il prof.De Rienzo, corrisponde alla corretta pronuncia. Il linguista Gabrielli tanti anni fa, in un suo libro, “Lo stile corretto”, suggerì addirittura il metodo, che lui personalmente applicò in quel testo, di mettere l’accento acuto o grave su tutte le parole, per segnalare la pronuncia che spesso in molti ignoriamo. Tuttavia si può sostenere, come “gaetano”, la teoria opposta. I suoni di una lingua sono importanti quando sono discretivi. Casa e cassa, pane e pene, vino e viso sono parole ben diverse perché per gli italiani le doppie hanno valore discretivo, come la distinzione fra “a” ed “e” o quella tra “n” e “s”. Viceversa, se si pronuncia “casa” con la “s” sorda o con la sonora, se si pronuncia “perché” con la “e” chiusa o aperta, nessuno ci fa caso e la comprensione non è minimamente impedita. Per questo alcuni fonologi hanno ipotizzato il concetto di archiphonème, arcifonema. Per la “e” chiusa il simbolo è e, per la “e” aperta il simbolo è una epsilon, per l’arcifonema il simbolo sarebbe E (una “e” poco importa se aperta o chiusa). In sintesi: la distinzione degli accenti è doverosa ma non essenziale.

Gianni Pardo,

giannipardo@libero.it

QUESTIONI LINGUISTICHE: GLI ACCENTIultima modifica: 2008-10-07T09:55:00+02:00da Giannipardo
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