OSSERVAZIONI LACUSTRI

OSSERVAZIONI LACUSTRI

 

Scrive Luca Telese, sul “Giornale” del primo ottobre 2008: “Walter Veltroni lancia il terzo assalto all’arma bianca a Palazzo Chigi in meno di una settimana…” anche con queste parole: «Sull’Alitalia Berlusconi ha fornito un’affermazione lacustre, mettendo in fila tre balle clamorose».

 

Lacustre, dal latino “lacus”, significa, secondo il dizionario Zingarelli, “Relativo ai laghi. Che sta o vive nei laghi”. Ora, dal momento che Berlusconi non parlava di laghi ma di Alitalia, la sua affermazione non era “relativa ai laghi”. L’unico senso possibile è dunque il secondo. È come se il Segretario del Pd avesse detto: “Sull’Alitalia Berlusconi ha fornito un’affermazione che sta o vive nei laghi”. E qui nascono dei problemi.

 

Se l’affermazione vive sulla superficie, o almeno vicino alla superficie, ci sarà modo di pescarla ed esaminarla. Ma come fare se, essendo più pesante dell’acqua, dovesse scendere al fondo? Nel lago Baikal,  per esempio, la profondità massima supera i 1.400 m: come andare a pescarla, laggiù? Inoltre, posto che parecchie affermazioni vivono nei laghi – e infatti Veltroni ha parlato di “un’affermazione” lacustre, lacustre come altre, diversamente avrebbe detto “l’affermazione” – come si fa a riconoscere quella di Berlusconi, distinguendola dalle altre? Magari nel buio delle profondità?

 

Non è che per caso si sia pensato che Berlusconi abbia detto tre balle clamorose perché l’acqua era torbida e qualcuno ha confuso l’affermazione lacustre del Cavaliere con quella di qualcun altro? E se è andata subito a fondo, come si fa a dire che le parole sono state proprio quelle?

 

Non si sarebbe tentati di fare dell’ironia su questa cantonata se la sinistra non si fosse tenuta la pancia dal ridere, per mesi, solo perché una volta Berlusconi – forse tradito dall’andamento di terzina (in senso musicale) del nome “Ròmolo” – non avesse detto “Ròmolo e Rèmolo”. Ah, com’è ignorante Berlusconi, ah quant’è comico Berlusconi, ah come può l’Italia essere guidata da uno che non conosce Romolo e Remo. Tutto questo dimenticando che Berlusconi è laureato in giurisprudenza – una facoltà fra le cui materie di studio c’è la storia del diritto romano, dove su Roma se ne sa qualcosa di più che alla scuola elementare – mentre a sinistra i laureati scarseggiano e in particolare Veltroni ha il titolo di operatore di sala cinematografica. In altre parole è qualificato a far funzionare la macchina di proiezione al cinema. Come se non bastasse, Rèmolo può essere un lapsus, lacustre no. Dire “lacustre”, in questo contesto, significa soltanto che non si sa che significa quella parola e la si usa perché suona bene. Di fatto è come se Veltroni avesse detto che le parole di Berlusconi erano montane, desertiche, pianeggianti o marine.

 

Mai prendere in giro qualcuno per la sua ignoranza. Perché se non è ignorante ci si rende ridicoli e se lo è si è ingenerosi. C’è un solo caso in cui è lecito farlo: quando l’ignorante, e tutta la sua fazione, hanno preso in giro il colto.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

2 ottobre 2008

 

NOTE A PIÈ DI PAGINA

 

La mente umana non si rassegna al mistero e, quando non trova una soluzione razionale, ne adotta una mitologica. Alcuni amici, in nota a questo articolo, forniscono infatti delle “spiegazioni” dell’errore di Walter Veltroni.

 

mara_jade, sul giornale on-line “Legnostorto”, mi scrive: “Il poverino voleva dire, probabilmente, lacunosa”. Purtroppo l’ipotesi non è sostenibile. Se il significato fosse “lacunosa” la frase «Sull’Alitalia Berlusconi ha fornito un’affermazione lacustre, mettendo in fila tre balle clamorose» andrebbe interpretata nel senso che molto di più avrebbe dovuto dire il Cavaliere. «Sull’Alitalia Berlusconi ha fornito un’affermazione lacunosa, mettendo in fila tre balle clamorose, mentre le balle da mettere in fila erano parecchie di più». Espressione che, francamente, contrasterebbe con l’opinione di Veltroni.

 

Gianluca Nicolini mi scrive che “Lacustre può esser utilizzato come aggettivo per identificare una caratteristica “del lago”. Parlare invece di lago si dice LACUENSE. In altri termini, Veltroni ha correttamente detto lacustri intendendo la qualità dell’acqua del lago ovverosia torbida”. E anche qui si rimane pensosi. Innanzi tutto, lo Zingarelli riporta gli aggettivi lacustre e lacuale, ma non lacuense. Infine non si vede perché le acque del lago sarebbero torbide, ché anzi la loro tendenziale immobilità fa sì che le impurità vadano più facilmente a fondo. È proprio questa la ragione per cui le acque potabili, prima di essere immesse negli acquedotti, vengono fatte “riposare” in apposite vasche. Infine, se Veltroni voleva parlare di acque torbide, tanto valeva usare un altro aggettivo, che fa rima con lacustre: palustre.

 

L’amico Franco Ottolenghi fa ancora un’ipotesi. “Berlusconi – scrive – certe affermazioni le ha fatte dalla nuova (pare la tredicesima) villa, ex villa Campari, che é sul lago Maggiore”.  Ma questo importerebbe che un’affermazione fatta a Milano sarebbe pianeggiante, ad Aosta sarebbe montana, a Catania sarebbe isolana. Per non dire, come fa lo stesso brillante Ottolenghi, che un’affermazione pronunciata a Villa Certosa sarebbe un’affermazione “da villano”.

 

Vi dirò la mia opinione: la verità è che l’errore di Veltroni è claustrale. Che c’entra “claustrale”? Assolutamente niente. Ma non suona bene?

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

3 ottobre 2008

 

OSSERVAZIONI LACUSTRIultima modifica: 2008-10-03T08:28:04+02:00da Giannipardo
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