IL SILENZIO DI PRODI

IL SILENZIO DI PRODI

 

L’incontro di Romano Prodi con Federico Geremicca (Stampa, 21 agosto) è interessante. Il tema costante è l’incredulità dell’intervistatore e l’evasività dell’intervistato. Geremicca non crede che l’ex-premier non si occupi più di politica, che non ne voglia più sapere del Pd, che non abbia rancori per il passato o intenzioni in futuro, mentre Prodi insiste su una posizione semplice ma apodittica: “Con la politica ho chiuso”.  Certo non c’è modo di dargli del bugiardo, ma gli si può credere?

 

La sinistra attuale, dal Pd a quella che è stata esclusa dal Parlamento, non parla più di Prodi. Neanche per rivendicare i meriti di un governo di sinistra che è stato al potere fino all’aprile di quest’anno. Forse dà per scontato che meriti non ne avesse e che era fatale cadesse ignominiosamente. La cosa potrebbe anche essere vera: ma se ne può dare la colpa al solo professore di Bologna? E se questo lo vede anche chi non esce di casa e legge solo giornali, si vorrebbe che non lo veda l’interessato?

 

L’attuale opposizione tratta Prodi come il figlio ritardato che si tiene chiuso nella sua stanza quando ci sono ospiti di riguardo. Tutta la campagna elettorale si è svolta nel nome della cancellazione del governo caduto e perfino della condanna della sua memoria: “Mai più qualcosa del genere”. La stessa dichiarazione che il neonato Pd non si sarebbe alleato con la sinistra estrema suonava – e suona – come condanna di quella formula di governo. Ma, non si può che ripeterlo: perché dare tutta la colpa all’esecutore di quella politica?

 

Quello che appare evidente è che Prodi è oggetto di un’acrimonia, di un disprezzo, di una volontà di annientamento assolutamente inconsueti. Può darsi che qualche colpa l’abbia lui stesso – è tagliente, è rancoroso, all’occasione è arrogante – ma nulla giustifica il comportamento dei suoi ex-colleghi di governo e di fazione. Forse che gli altri uomini politici sono mammolette? Dunque non è del tutto vero che lui abbia deciso di uscire dalla politica. Dalla politica è stato sbattuto fuori nella maniera più violenta e, si direbbe, perfino sgarbata. Qualche omaggio in punta di labbra, quando proprio non se ne poteva fare a meno, qualche riferimento amministrativamente rispettoso, ma per il resto niente. Prodi deve stare alla larga, Prodi dev’essere dimenticato, Prodi non deve esistere. E in queste condizioni gli si va a chiedere se è stato invitato all’ex-festa dell’Unità?

 

Probabilmente a quella festa Prodi non lo vogliono neanche in fotografia: tuttavia, a dirla così, la cosa farebbe scandalo e allora, nell’interesse di tutti, ecco la formula più semplice: “Noi facciamo finta di invitarti, tu fai finta di dire di no. Così per giunta fai la figura di chi ci snobba”. Prodi non poteva che accettare.

 

Ma un dubbio rimane. Veramente “non poteva che accettare”? Sarebbe normale e umano che Prodi si vendicasse di tutte le ingiustizie subite denunciando pubblicamente l’indecorosa cancellazione di cui è oggetto. Ma qualcosa lo ha trattenuto e lo trattiene. Al riguardo si possono fare due ipotesi: la prima è che non voglia danneggiare la propria parte politica e per questo stringa i denti e taccia. Atteggiamento che sarebbe molto nobile e di cui la sinistra dovrebbe caldamente ringraziarlo. La seconda che, se si lasciasse andare a dire come la pensa, creerebbe un immenso scandalo e si troverebbe senza alleati. I politici del Pd si difenderebbero attaccandolo e lui certo non troverebbe una sponda nel centro-destra. Il mondo, per mesi ed anni, è vissuto sul discrimine bipolare Prodi-Berlusconi: se ora si inimicasse la fazione che gli fu favorevole, chi gli resterebbe accanto?

 

La conclusione è triste. Abbiamo sempre saputo che Prodi era più la polena che il capitano, ma la spietatezza con cui è stato buttato via, come un limone spremuto, l’ipocrisia con cui è stato scacciato nel deserto, come il capro espiatorio, suscita indignazione. Si ha voglia di difenderlo. Si è tentati di pensare all’ingratitudine di cui sono vittime il Père Goriot, o Mastro Don Gesualdo, o Re Lear. L’ingratitudine è un atto così vile che squalifica chi se ne rende colpevole. Prodi, in questo momento, vale più di chi cerca di dimenticarlo.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

21 agosto 2008

 

 

Ecco l’articolo di Geremicca

 

Nessun giallo: come del resto era ipotizzabile, gliel’avevano chiesto. «Sì, mi avevano invitato. Certo che mi avevano invitato». Ma lui ha detto no, e così – dopo aver già rifiutato la carica di presidente del Pd – Romano Prodi non sarà nemmeno alla prima Festa nazionale del partito che ha tanto voluto.

 

«Ho voltato pagina», dice interrompendo per un momento le sue vacanze lontano da Roma: «Quando uno esce, esce. Non deve più rompere le scatole». E in questa breve chiacchierata con La Stampa spiega che non interverrà mai più sulle faccende che riguardano il Pd, che non vuol far polemiche e che non c’è il suo zampino dietro i ripetuti attacchi che Arturo Parisi va muovendo all’indirizzo di Walter Veltroni.

 

Dunque, Presidente, non è che ci aiuterebbe a risolvere questo piccolo giallo? «Se posso… Dica pure. Di che si tratta?»

 

E’ stato reso noto l’elenco degli “ospiti illustri” alla prima Festa del suo Pd: il suo nome non c’è. «No, infatti non c’è».

 

Beh, non le pare una notizia il fatto che lei non partecipi alla Festa del partito che ha tanto voluto? «Avendo io detto fin dall’inizio che uscivo dai discorsi della politica italiana, direi che la notizia proprio non c’è, le pare?».

 

Non ci sarà la notizia ma resta il giallo… «E quale sarebbe questo giallo?».

 

Che circolano due versioni intorno alla sua assenza a Firenze. La prima è che non sarebbe stato invitato; la seconda è che l’hanno invitata ma lei ha rifiutato. «No, no, guardi, nessun giallo. Mi hanno invitato. Certo che mi hanno invitato».

 

E lei ha declinato… «Sì, per le ragioni che le dicevo prima».

 

Ed è vero che era stato invitato anche a tenere delle lezioni alla Summer school? «Sì, è vero».

 

Ma lei ha ugualmente rifiutato. «Precisamente. Per gli stessi, identici motivi. Io sono fuori».

 

Scusi, e non le pare che ci sia una evidente carica polemica in questo suo atteggiamento? «Ma neanche un po’!».

 

E dunque sbaglieremmo ad interpretare così il suo no a tutti gli inviti che Veltroni le rivolge? «Sbagliereste. Del resto avrà visto che non ho fatto nemmeno un’intervista, una dichiarazione, una polemica, assolutamente niente».

 

E infatti abbiamo atteso invano un suo sfogo per quel che le è accaduto al governo. «No, guardi. Quando uno volta pagina, volta pagina. Ne comincia una nuova e sulla vecchia non ci torna più».

 

Però magari spiega fino in fondo perchè la volta, quella pagina, no? «No, perchè si presterebbe a chissà quante polemiche, a interpretazioni sbagliate… Semplicemente adesso ho voltato pagina. Chiuso».

 

E dunque sbaglieremmo anche a interpretare gli attacchi di Arturo Parisi a Veltroni come mossi d’intesa con lei? «No, guardi, no. Io non c’entro niente. Se lei venisse qui e vedesse i libri che ho sul tavolo! O roba di evasione oppure testi internazionali…».

 

Scusi, ma questo vuol dire che lei sulle vicende del Pd non interverrà più? «No».

 

Mai più? «No».

 

Nemmeno in queste polemiche tra i sindaci e i governatori del Pd ed il partito? E’ un tema sul quale ha speso anni di impegno politico; in fondo è lei che si è battuto per introdurre le primarie e garantire autonomia agli eletti… «Io sono della scuola che quando uno esce, esce. Non deve più rompere le scatole. E’ una delle tante vecchie regole che andrebbero rispettate. E anzi le dico solo che se molti in Italia vi si attenessero, sarebbe meglio. E stavolta non mi riferisco, mi creda, all’interno del Partito democratico».

 

Fine della chiacchierata. Qualcuno, forse, tirerà un sospiro di sollievo apprendendo che Romano Prodi non prepara j’accuse e non intende più entrare nelle faccende del Pd. Qualcun altro, magari, non ci crederà. C’è poco da aggiungere: solo il tempo dirà se sarà davvero silenzioso e indolore il lungo addio del Professore al partito che ha tanto voluto e dal quale, evidentemente, si è sentito abbandonato e tradito…

 

 

 

IL SILENZIO DI PRODIultima modifica: 2008-08-22T08:06:11+02:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo