LA LOGICA DI SCALFARI

Può darsi che Nanni Moretti sia un grande regista e può darsi che non lo sia. Di sicuro, è un grande politologo. Al festival cinematografico di Locarno – sede ovviamente adatta ai dibattiti politici – ha detto: “In Italia l’opposizione non esiste più ma c’è un altro fenomeno ancora peggiore: non c’è più un’opinione pubblica. Il dominio di Berlusconi sulle reti televisive ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani”. Sulla “Repubblica” di oggi queste parole sono riferite da Eugenio Scalfari che afferma d’essere d’accordo: si è giunti al “dominio delle opinioni private al posto dell’opinione pubblica”. Ci sono i regimi totalitari che impongono una credenza conforme, e c’è il regime berlusconiano che è “Una variante (non necessariamente alternativa)” ed ha lo scopo “di smantellare ogni tipo di opinione facendo rifluire l’attenzione dei cittadini sui loro interessi privati. Questo processo, se portato alle sue conseguenze ultime, conduce alla desertificazione dell’opinione pubblica”. Insomma Scalfari rimprovera agli italiani di pensare ai fatti loro, di essere meno preoccupati di come viene gestita la cosa pubblica, e dimentica che “il silenzio degli organi” è sintomo di salute. A lui dispiace che il malato non accusi dolori? Verrebbe voglia di dirgli: si consoli, una volta o l’altra la sinistra vincerà ancora e gli italiani ritroveranno in un solo colpo l’opinione pubblica e la voglia di lamentarsi.

 

Ecco il disastro: “Tante opinioni private senza più una visione del bene comune: questo è il prodotto del berlusconismo, agevolato e amplificato dal controllo dei media”. Non importa che si sia in agosto. Non importa che la gente non giudichi un governo ancora giovanissimo. E non importa che sia soddisfatta di ciò che è già stato realizzato. Il guaio è che essa non pensa ad un astratto “bene comune”.  Secondo Scalfari, anzi, non ci pensa nessuno. L’opposizione “ha subito l’egemonia berlusconiana e si è sintonizzata sulla stessa lunghezza d’onda”. Insomma Fassino, Veltroni e D’Alema sono berlusconiani. I felloni. L’unica, vera resistenza è rappresentata da Scalfari e Moretti.

 

Ma c’è ancora altro da imparare. Qual era la tesi? Che non esiste più l’opinione pubblica. Ed a questo punto ecco che Scalfari dimostra che non solo esiste, ma ne esistono quattro. “Ci sono ancora gruppi consistenti di cittadini che coltivano una visione del bene comune”. Saranno arroccati in qualche baita del Monte Rosa, ma ci sono. “Esiste un’opinione pubblica ‘berlusconista’ (‘berlusconiana’ non bastava più)… di cui sarebbe un madornale errore negare l’esistenza. Sicurezza, tolleranza zero, intransigenza identitaria, fiducia nel leader…”. Esiste l’opinione pubblica dei cattolici, quella “fondata… sul doppio pedale del ‘sacro’ e del ‘santo’ ”. Infine esiste l’opinione pubblica della “business community”, “tendenzialmente orientata verso la versione berlusconista della democrazia”. La prima notizia è che Berlusconi ha una sua visione della democrazia: pensavamo non l’avesse, ma forse siamo indietro di un giro. La seconda è che tutto questo dimostra l’altezza del pensiero di Scalfari. Si parte dalla tesi dell’inesistenza dell’opinione pubblica sotto il tallone di Berlusconi per poi illustrarne quattro. Doppio salto all’indietro carpiato e con avvitamento. Riguardo all’opinione della business community, Scalfari dice una cosa molto interessante. Essa ha “una sua precisa visione del bene comune: libertà di mercato, regole blande, considerazione degli interessi costituiti, Stato efficiente e leggero” (cose rispetto alle quali si sarebbe tentati di dire: Ottimo, no?) ma essa tende al “profitto d’impresa, variabile indipendente alla quale tutte le altre a cominciare dal lavoro debbono conformarsi”. E qui c’è veramente da divertirsi.

 

L’espressione “variabile indipendente”fu lanciata, a suo tempo, da Luciano Lama secondo il quale il salario doveva essere indipendente dall’andamento economico dell’impresa e si poteva richiedere un aumento anche ad un’impresa sull’orlo del fallimento. L’assurdità del concetto fu tale che presto non se ne parlò più. Ma ora Scalfari parla di variabile indipendente a proposito del profitto dell’impresa e non vede di star dicendo un’assurdità ancor più grande. Un’impresa che non fa profitti e va in rosso semplicemente non sopravvive: si chiama fallimento. Dunque un’impresa che non mette al di sopra di tutto il profitto è come un organismo che non mette al di sopra di tutto la propria vita.

 

E pensare che Scalfari ha cominciato come giornalista economico.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

17 agosto 2008

 

 

LA LOGICA DI SCALFARIultima modifica: 2008-08-18T08:42:35+02:00da Giannipardo
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2 pensieri su “LA LOGICA DI SCALFARI

  1. It would not be too difficult, for me, to translate my texts or, even simpler, to write them directly in English. But on one hand, it would be too tiring and time consuming to translate them only for you – no matter how a nice person you can be – on the other hand people would ask me why I write in English, when I am an Italian writing for other Italians.
    All this means that I am glad to have you as a reader, but all that I can do, is to translate – or explain – a sentence that should be difficult to understand. I cannot go farther.
    Beware of Di Pietro and Grillo. In Italy not many reasonable people would gladly confess that they read them.
    And I don’t know about Grillo, but the papers have laughed at Di Pietro’s English.

  2. Ciao, mi piace leggere le tue opinioni – peccato che non sono tradotte in inglese. Ecco perche’ i blogs di di pietro e grillo riescono a divulgare le loro idee molto velocemente. Qui in Inghilterra e’ luogo comune pensarla come loro!
    Saluti

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