PROBLEMI INESISTENTI E SOLUZIONI IMMAGINARIE

Di fronte a certi problemi si rimane stupiti. Per alcuni – come il rilascio delle impronte digitali o del proprio dna all’Autorità – ci si chiede perché si facciano tante storie. In fondo, lo Stato ha già i nostri dati anagrafici e la nostra fotografia, aggiornata nel tempo per giunta. Che abbia anche il nostro numero di scarpe, se gli serve. E tuttavia, quando si parla di impronte digitali e di dna, chissà perché, si levano alti lai.

 

Un altro problema inesistente è quello degli organismi geneticamente modificati. Tutti sembrano ignorare che i cani lupo, i bassotti, gli alani e via enumerando sono ogm. Che ogm è anche il frumento biologico attuale, visto che la sua generosità – in confronto all’avarizia di cui davano prova le spighe in epoca romana – è frutto di lunghe selezioni. Insomma, l’uomo ha modificato i prodotti e perfino gli animali, nel corso dei secoli, e solo recentemente ha trovato una scorciatoia, gli ogm: ma il fenomeno è vecchio e non si vede perché debba suscitare allarme. Solo per misoneismo, rispetto al metodo impiegato?

 

Analogo falso problema è quello dell’elettrosmog che, dal punto di vista scientifico, semplicemente non esiste. Il fatto che esista la parola e che se ne parli non dimostra nulla: diversamente anche Pinocchio esisterebbe. Per l’elettrosmog i furbi hanno però inventato, oltre alla parola, un sacrosanto mantra, il principio di precauzione: “E se poi esistesse e facesse male? E se poi anche gli ogm facessero male?” Domande stupide. “E se uscendo tu fossi investito da un autocarro?” “E se mangiando un frutto ti strozzassi col nocciolo?” “E se il tuo cane impazzisse e ti azzannasse alla gola?” “E se scivolassi sulle scale di casa e ti rompessi l’osso del collo?” Per precauzione bisognerebbe morire, solo così non si correrebbero più rischi.

 

Sull’altro versante ci sono i problemi veri con le soluzioni false. Per esempio il traffico cittadino che dovrebbe essere risolto dalla moltiplicazione esponenziale delle piste ciclabili. Si dimenticano alcune cose. In primo luogo, che chi vuole andare in bicicletta ci va già, non aspetta le piste. E che chi non vuole andarci non ci andrà solo perché una strisciolina, sulla strada, dice che finalmente dispone di una sede a lui riservata. Poi, si dimentica che mentre alcune città consentono facilmente l’uso della bicicletta, basti pensare a Padova e a tutta l’Olanda, altre città sono adatte solo a giovani scalatori. Un napoletano che abita al Vomero come tornerà a casa, se va a Mergellina? Col carro attrezzi? E lo stesso vale per Genova, per Catania, per Messina, e per moltissime altre. Infine si dimentica che mentre in un giorno di sole i potenziali sportivi sono invogliati a tirare fuori la bicicletta, nei giorni di pioggia il malcapitato ciclista è regolarmente coperto di schizzi di fango dalle automobili di passaggio. E dunque quel giorno – proprio quando nessuno vuole andare a piedi – anche lui prende l’auto.

 

A Catania il traffico è una maledizione e il parcheggio un’autentica quadratura del circolo. Soprattutto per chi deve lasciare l’auto per andare al lavoro. A questo punto il Comune ha pensato ad una bella soluzione: i parcheggi scambiatori. In periferia sono stati creati (con altissimi costi) grandi parcheggi in cui i pendolari avrebbero dovuto lasciare la propria auto per poi proseguire con i mezzi pubblici. Solo che i mezzi pubblici non funzionano (si può aspettare un autobus anche mezz’ora o tre quarti d’ora) e nessuno dunque ha lasciato l’auto nei parcheggi scambiatori. Il più grande ha addirittura dovuto chiudere. La città è nel caos come prima e peggio di prima.

 

A Parigi nessuno si sognerebbe di andare con la propria auto. Ma lì si dispone di una metropolitana veloce e regolare, gli stessi autobus urbani sono puntualissimi tanto che in ogni fermata è scritto l’orario, preciso al minuto e rispettato al minuto. Perché prendere l’automobile, se si arriva prima e con minor spesa con i mezzi pubblici? I parigini non sono più civili dei napoletani o dei palermitani: dispongono di una soluzione più comoda. Se andassero a vivere a Napoli o a Palermo, parcheggerebbero anche loro in terza fila.

 

Dinanzi alla confusione di voci e proposte sui problemi della vita associata si ha a volte la tentazione di rifugiarsi in un eremitaggio.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

31 luglio 2008

 

PROBLEMI INESISTENTI E SOLUZIONI IMMAGINARIEultima modifica: 2008-08-17T15:35:47+02:00da Giannipardo
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