“DIMENTICATEMI!”

 

“Dimenticatemi”, pare abbia detto in questi giorni Prodi ai giornalisti. Che è un po’ come un condannato reputasse necessario dire al plotone d’esecuzione: “Sparatemi!”. Per questo, anche se a molti è stato antipatico o peggio, si può sentire un po’ di comprensione, per lui.

 

In “La vida es sueño” (Calderón de la Barca ) si fa credere al principe Sigismondo, prigioniero in una torre, di avere sognato di essere a corte, ossequiato ed obbedito da tutti. Nella realtà è il padre che l’ha drogato e fatto risvegliare a Corte, per vedere se è o no adatto a regnare. Anche Cartesio ha scritto che è impossibile distinguere il sogno dalla realtà, rinviando a Dio la soluzione del problema. Tutto questo viene in mente a proposito di Prodi. Dopo essere stato per anni il personaggio principale del centro-sinistra, è ricaduto nel nulla e farebbe bene a non dire: “Dimenticatemi”; rischia di sentirsi rispondere: “Già fatto”.

 

La sua parabola è degna di commento. Non è stato il primo ad essere messo da parte, dopo un momento glorioso. È avvenuto ad un grandissimo politico come Churchill o ad un gigante come De Gaulle. Ma questi grandi, pur nell’esilio dal potere, sapevano di avere un posto nella storia. Nelle loro case di campagna potevano godersi, da vivi, la celebrità che non li avrebbe abbandonati da morti. Sapevano di essersi guadagnata una fama e una gratitudine imperiture. A Prodi capita l’inverso: sperimenta da vivo l’oscurità di quando sarà morto. È stato già cancellato dal registro dei presenti. È perfino ricordato con imbarazzo da chi, prima, l’ha innalzato ai più alti fasti: e dunque è peggio che dimenticato.

 

Romano Prodi non è un genio nel senso corrente del termine. Per molti anzi è un mistero come sia riuscito a raggiungere certe cariche. Ma la sua genialità si è manifestata nella capacità di farsi gli amici giusti al momento opportuno, nella capacità di servirsi dell’amico A per salire un gradino, e poi dell’amico B per salire un secondo gradino, senza farsi nemici né l’uno né l’altro, ed anzi tessendo una rete d’amicizie da sfruttare al momento opportuno. Al livello più basso si chiama carrierismo, al livello di Prodi è genialità.

 

Il suo massimo successo l’ha avuto quando è riuscito a proporsi come il “senza partito” al di sopra dei partiti; l’uomo capace di fare i propri interessi ma anche e soprattutto quelli di chi l’ha elevato ad un posto di responsabilità; il politico capace di presentarsi come un realista che offre la garanzia di avere poche idee e per giunta flessibili; infine come qualcuno che non avrebbe fatto ombra ai suoi kingmaker. Prodi, nelle intenzioni dell’Unione, sarebbe dovuto essere sempre e soltanto l’uomo dei maggiorenti. Uno che da loro otteneva la sua forza e che per loro l’avrebbe usata. Ecco perché le rare volte in cui, durante l’ultima legislatura, ha fatto la voce grossa (come nel “Dodecalogo”), ed ha detto “Qui comando io!”, a sinistra il risultato è stato un ghigno represso.

 

La situazione è stata sempre chiara. Ma forse non è stata chiara a lui. Nessuno può facilmente ammettere di essere soltanto, e per tutta la vita, un uomo di paglia. Alla fine avrà creduto anche lui al prof.Prodi, al Ministro Prodi, al Presidente Prodi, al Primo Ministro Prodi. E ora, come può accettare d’essere un prigioniero nella torre, un nessuno senza importanza? Lui che ha disprezzato Berlusconi e non gliel’ha certo mandato a dire, vive il contrasto fra il Cavaliere che ha un potere che nessuno ha mai avuto nell’Italia Repubblicana, e se stesso, una persona di cui si vergognano persino le mezze calzette della Margherita. Oggi è obbligato a guardare il proprio personaggio afflosciato per terra come un palloncino bucato.

 

Il vecchio Menandro ammoniva che “Muor giovane colui che al Cielo è caro” ma noi siamo lieti che Prodi sia in buona salute e ancora oggi valido ciclista. Quel che è certo è che se la sua vita si fosse conclusa mentre era ancora a Palazzo Chigi, soggettivamente avrebbe potuto vederla come una serie di successi. Oggi invece deve contemplare la propria sconfitta, ed anche la più evidente dimostrazione della natura apparente dei suoi precedenti trionfi. A volte il destino è crudele.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

8 agosto 2008

 

“DIMENTICATEMI!”ultima modifica: 2008-08-10T10:54:07+02:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo