LA COMUNIONE AI DIVORZIATI

Molta gente è convinta che il Cristianesimo sia fondato sul messaggio di Gesù contenuto nei Vangeli. Questo è vero solo fino ad un certo punto (1). In realtà, la dottrina della Chiesa si è venuta elaborando nel corso di secoli (2): in parte ha seguito l’insegnamento dei Vangeli, in parte ha assorbito le opinioni del popolo dei cristiani; per alcune parti ha stabilito regole ferree ed immodificabili (3), per altre si è lasciata la porta aperta (4); alcune parole del Vangelo le ha prese alla lettera (5), altre no (6); altre, infine (7), le ha interpretate estensivamente. Poiché tutte queste affermazioni possono sembrare azzardate, per ognuna di esse si fornirà uno scheletro di prova.

 

È (1) falso che l’intero Cristianesimo sia contenuto nei Vangeli perché tutta l’organizzazione della Chiesa, e buona parte della sua dottrina, non sono riconducibili ad essi. Sono costruzioni che si autoproclamano ispirate ai Vangeli, ma rimangono posteriori; (2) basta leggere una qualunque storia del Cristianesimo, per averne la prova; (3) le regole ferree ed immodificabili sono quelle affermazioni che la Chiesa ha dichiarato articoli di Fede, cioè dogmi. Sul momento essi sono sembrate evidenti ed eterni, anche se nelle vicende umane non tutto rimane evidente e c’è ben poco di eterno. Tuttavia la Chiesa ha preso un impegno definitivo; (4) un esempio di “porta aperta” è il celibato dei religiosi, che la Chiesa non ha mai elevato al livello di dogma e che potrebbe eliminare con una semplice decisione del Papa; (5) la Chiesa ha preso alla lettera le parole “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”, mentre (6) non ha preso alla lettera l’invito a strapparsi un occhio se è causa di tentazione. Origene che, seguendo il Vangelo, si evirò, fu condannato dalla Chiesa. Infine (7) ha interpretato estensivamente (eccome!) le parole “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”. O le parole su cui si fonda il sacramento della confessione. È chiaro che buona parte del cristianesimo, per quanto fondata sui Vangeli, è opinabile. I protestanti, cristiani anche loro, hanno dato una ben diversa interpretazione di quei testi e sostengono anzi di seguirli molto più fedelmente dei cattolici. Ma non è quello che qui interessa; qui si discute un particolare che può sembrare minimo: l’ammissione dei divorziati al sacramento dell’eucaristia.

 

La Chiesa non rifiuta l’eucaristia a chi è divorziato ma a chi vive con un’altra donna. Il divorzio in sé non costituisce peccato, a condizione che il divorziato o il separato si mantenga casto. Per la Chiesa il matrimonio civile non ha nessun valore, come nessun valore ha il divorzio. Se un uomo e una donna vivono insieme more uxorio (da sposati civilmente o no, non importa), per la Chiesa si ha concubinato: cioè una vita in costanza di peccato mortale. Chi vorrebbe che non fosse così chiede qualcosa d’impossibile. La Chiesa non può modificare i dogmi che essa stessa ha proclamato. Fra l’altro, questo è addirittura sancito espressamente nel Vangelo: il matrimonio è un legame che Gesù – contravvenendo alla legge mosaica che pure diceva di essere venuto a confermare – ha voluto indissolubile. Esso non può essere revocato. Non più di quanto si possa revocare il battesimo o il sacerdozio. Ecco perché è maldestro sollevare la questione. Un tentativo analogo fu fatto da un certo Enrico VIII, defensor fidei, con le conseguenze che si conoscono.

 

Qualcuno potrebbe sostenere che nel corso dei secoli la Chiesa è cambiata parecchio e potrebbe persino avere ragione: ma per quanto riguarda l’argomento in questione, non ci sono particolari necessità.

 

Sia detto di passaggio: quando la Sacra Rota dichiara nullo un matrimonio, dichiara che esso non è mai esistito, non che prima esisteva ed ora non esiste più.

 

Il Cattolicesimo non è una religione à la carte. Essere cattolici significa obbedire alle leggi della Chiesa e tuttavia, in concreto, molti si creano un Cristianesimo personale: si autossolvono, entrano in chiesa e fanno la comunione. Commettono un sacrilegio ma l’epoca delle grandi scomuniche è finita e questo per loro risolve la questione.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

24 giugno 2008

 

LA COMUNIONE AI DIVORZIATIultima modifica: 2008-06-24T13:42:33+02:00da Giannipardo
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