COMMENTO A MEZZO ARTICOLO DI SCALFARI

Gli articoli di Scalfari sono troppo lunghi per poterli commentare. Bisognerebbe scrivere un libro: e se sono già noiosi i libri di Scalfari, figurarsi quelli su Scalfari. Dunque si commenterà solo metà della rituale lenzuolata domenicale.

 

Il grande Eugenio comincia sparando un paio di cannonate. “Berlusconi vuole…  separare lo Stato dal diritto”. Cioè ridurlo al livello preistorico. “Non sarà fascismo, ma certamente è un allarmante ‘incipit’ verso una dittatura”. Esagerazione per esagerazione si potrebbe dire: Berlusconi vuole la giungla, Scalfari vuole dimostrare di avere raggiunto l’ultimo grado dell’Alzheimer.

 

“Questa sempre più evidente deriva democratica…” Forse voleva dire “antidemocratica”. Ma è vero che sull’argomento democrazia l’ex-direttore ha le idee confuse. Comunque, chi salverà l’Italia da questo destino? Una volta le folle speravano in Stalin (Ha de veni’ Baffone!), ora c’è “il solo argine del capo dello Stato”: Giorgio Napolitano con la spada sguainata sul Colle. Novello Leonida.

 

Il problema della sicurezza e quello delle intercettazioni sono “due supposte emergenze gonfiate artificiosamente per distrarre l’attenzione dalle urgenze vere”. Devo spiegarlo a mia moglie che è stata scippata.

 

Poi si parla dell’uso dell’esercito con funzioni di pubblica sicurezza e la tesi si fa interessante. Da un lato Scalfari tratta questo provvedimento quasi come un colpo di Stato (I’esercito per le strade!), tanto che “un provvedimento analogo fu preso dal governo Badoglio”,  dall’altro irride la presenza di 2.500 soldati a fronte di trecentomila uomini, fra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza. Infine, scansato a fatica il colpo di Stato, dice che si tratta di un provvedimento puramente propagandistico: “l’insicurezza delle nostre città [tale] da render necessario il coinvolgimento dell’Esercito: questo è il messaggio lanciato dal governo”. Ah, meno male. Avendo temuto il colpo di Stato, c’è di che essere rassicurati.

 

 Si passa al disegno di legge sulle intercettazioni e viene ricordato che provvedimenti analoghi avevano tentato di adottare Flick e Mastella (centro-sinistra), senza riuscirci. “Adesso presumibilmente ci si riuscirà ma… il senso politico è un altro… Il senso politico, anche qui, è un’altra militarizzazione, delle Procure e dei giornalisti”. Insomma, se una cosa la fa il centro-sinistra, è buona; se la fa Berlusconi, è cattiva. Le successive critiche (la durata di tre mesi, il divieto di pubblicazione di notizie fino all’inizio del dibattimento, ecc.) sono discutibili e infatti se ne discuterà in parlamento; ma Scalfari chiede: “il motivo della secretazione è un altro, ma quale?” Semplice: favorire la fine della democrazia e l’incoronazione di Berlusconi nuovo Re Sole, come egli  dice esplicitamente nella seconda parte dell’articolo.

 

Il decreto in questione è comunque esiziale. Senza questo diluvio di intercettazioni non si perseguirebbero più i reati: infatti, aggiungiamo, prima dell’invenzione del telefono la giustizia penale non esisteva; poi, secondo Scalfari, la pubblica opinione non potrebbe decidere i processi o il tenore delle leggi. Il caso Santa Rita, dice, oggi dà luogo ad un dibattito sull’organizzazione della Sanità che senza quelle intercettazioni non si avrebbe. O, almeno, “potrebbe aver luogo soltanto all’inizio del dibattimento e cioè con il rinvio a giudizio degli imputati”. Inoltre, “L’eventuale archiviazione dell’istruttoria resterebbe ignota e così mancherebbe ogni controllo di opinione sul motivo dell’archiviazione e su una possibile critica della medesima”. Il totale è chiaro: i processi li deve decidere la pubblica opinione (cioè i giornali, cioè Scalfari) e le leggi devono essere discusse e votate sulla base della cronaca giudiziaria. Si vorrebbe l’istituzionalizzazione dell’emotività nazionale come fonte del diritto.

 

Non stiamo esagerando: “il maxi-processo contro ‘Cosa Nostra’ fu confermato in Cassazione perché fu cambiato il criterio di assegnazione dei processi su iniziativa del ministro della Giustizia dell’epoca, Claudio Martelli, allertato dalla pressione dei giornali in allarme per le pronunce reiterate dell’allora presidente di sezione, Carnevale”. Queste parole sono gravissime. Dopo che ci si è sbracciati per anni ad invocare il rispetto della Costituzione riguardo al “giudice naturale”, si va a lodare un ministro che di questa norma fa strame? E poi perché? Perché giornalacci come Repubblica hanno ripetutamente calunniato un grande giurista e un grande galantuomo come Corrado Carnevale! Scalfari inoltre dimentica che questo magistrato è stato reintegrato nelle funzioni con mille scuse e tutti gli onori e gli arretrati e le promozioni e a momenti anche l’attribuzione di un paio di flabellari. Il filosofo prestato al giornalismo si limita a ripetere le calunnie e osa porle a sostegno di un ragionamento che già faceva acqua di suo.

 

“Falcone e Borsellino non erano giudici giudicanti ma magistrati inquirenti. Mi domando se avrebbero potuto operare con l’efficacia con cui operarono senza il sostegno di una pubblica opinione esaurientemente informata”. E qui si dimentica la campagna di stampa, di sinistra, contro Falcone. È immorale, contare tanto sulla mancanza di memoria dei lettori.

 

Ma forse non è l’unica cosa immorale di questo articolo.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

15 giugno 2008

 

COMMENTO A MEZZO ARTICOLO DI SCALFARIultima modifica: 2008-06-16T09:57:48+02:00da Giannipardo
Reposta per primo quest’articolo