UNA VOLTA DI TROPPO

UNA VOLTA DI TROPPO

 

Ora 16,30 di giovedì, 18 settembre 2008. Titolo del Corriere della Sera: Alitalia, salta tutto. “Cai ritira l’offerta”.

 

Quella dell’Alitalia è una vicenda che ha avuto prevedibili esiti tragici e che può essere interpretata in chiave psicologica.

 

Ciò che caratterizza l’uomo adulto e sano di mente è il principio di realtà. Questo principio gli fa capire che se, ha uno stipendio di 1.500 € al mese, non può permettersi una Ferrari; che difficilmente il matrimonio con una persona di trent’anni più anziana può essere un successo; che fumando quaranta sigarette al giorno ci si prenota per il cancro. Viceversa il bambino insiste per il giocattolo che la famiglia non può permettersi proprio perché per lui parole come “possibilità” e “denaro” hanno poco significato. C’è infatti un modo di dire inglese, per chi insiste in questi casi: “he doesn’t take no for an answer”, cioè “per lui no non è una risposta”; è una parola senza significato. E tanto meno ne ha quanto più spesso, facendo i capricci, il bambino riesce a ribaltare il “no” in “sì”.

 

L’Alitalia è un’impresa che, nel corso dei decenni, ha avuto questa possibilità di comportarsi come un bambino piccolo. Se fosse stata guidata con criteri privatistici tutto sarebbe stato semplice: gestione economica oppure fallimento, parecchi anni fa. Invece non ha avuto reali preoccupazioni di bilancio. Ha avuto come interlocutore uno Stato che, dinanzi ad uno sciopero, è stato pronto a cedere pagando di tasca propria. Per questo i dipendenti sono arrivati ad atteggiamenti esosi, a scontentare la clientela, a trasformare l’impresa in un tale pozzo senza fondo, per le finanze pubbliche, che alla fine si sono messi in guai insuperabili. In molti hanno perduto prima il senso della realtà e oggi il posto di lavoro. Arriva infatti un momento in cui “no” non lo dice più una mamma premurosa e malleabile, ma una realtà di marmo.

 

Lo scoglio insuperabile è stato di origine comunitaria. Nel corso dei decenni i governi italiani non hanno osato affrontare i sindacati e si sono svenati. Tuttavia questo atteggiamento non è stato visto, in sede comunitaria, come un favore a una categoria di lavoratori ma come una falsificazione della concorrenza fra le aviolinee. Solo per questo,  finalmente, persino l’Italia di Prodi è stata costretta a liberarsi dell’Alitalia. Non sono stati il buon senso, il coraggio, lo scrupolo nei confronti dei contribuenti (tutte cose che lo Stato italiano non ha mai dimostrato) a spingerla a liberarsi da questa sanguisuga ma gli impegni sottoscritti in sede internazionale.

 

Purtroppo non si può vendere un’impresa fallita, in cancrena dal punto di vista strutturale, oltre che in gravissimo deficit. Sarebbe come cercare un compratore per una Fiat Punto di dieci anni, col motore fuso, al prezzo di trentamila euro. Dunque le soluzioni erano solo due: il fallimento o una draconiana ristrutturazione.

 

Di fronte a questo, chiunque avesse il principio di realtà griderebbe: “vada per la ristrutturazione!”  Ma i sindacati sono stati abituati a non credere a ciò che gli si dice. They don’t take no for an answer. Sono stati minacciati troppe volte con pistole scariche. Hanno vinto troppe volte vertenze che sulla carta avrebbero dovuto perdere. Hanno finito col credere che le minacce fossero risibili, fino a crederlo una volta di troppo. Chi per anni ha fumato quaranta o cinquanta sigarette al giorno, anche se ha riso degli avvertimenti, non può meravigliarsi se gli diagnosticano il cancro.

 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

 

18 settembre 2008

 

 

 

UNA VOLTA DI TROPPOultima modifica: 2008-09-18T16:52:57+02:00da Giannipardo
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